Abbiamo già parlato dei tre americani che frequentano l’Accademia di Düsseldorf: Bingham, Bierstadt e Whittredge. (abbiamo già visto due loro dipinti nelle note dedicate al Romanticismo. Li rimetto qui in piccolo come pro-memoria). Ma l’Europa nell’Ottocento esercita un fascino indescrivibile su moltissimi americani. Decine e decine di artisti (all'epoca decine e decine erano tanti) attraversano l’oceano per venire nel vecchio continente, forse non sanno molto delle nuove tendenze positiviste (le impareranno velocemente) ma sono attratti dal Romanticismo, dalla cultura e soprattutto dalla storia. Per loro, un viaggio in Europa è un biglietto per uno sconfinato museo di antichità e di storia dell’arte. La meta preferita sono Francia e Germania per le "scuole" e l’Italia per i suoi millenni di testimonianze storiche ed artistiche. Disgraziatamente, in quel periodo lontano, mentre gli altri stati costruivano le Grandi Accademie d'Arte, il nostro paese sta cercando di diventare uno stato. Venire in Italia significa passare le frontiere di almeno quattro o cinque regni o granducati. Nonostante ciò, la patria del Rinascimento è spesso ispirazione per gli artisti d’oltreoceano che nell’ottocento continuano ad essere (dal punto di vista culturale) una specie di periferia o una “provincia”. Ma si ingegnano e si danno da fare, e in un certo senso “rileggono” il romanticismo e le altre tendenze della vecchia Europa. Infatti i talenti non mancano e come mostrano i dipinti di questo capitolo le permanenze europee degli artisti americani sono così intense e proficue da generare risposte di grande intensità al loro rientro in patria.
Si può dire che con la Hudson River School, nel 1830, nasce il romanticismo americano. E’ stimolato dall’Europa, ma non è certo una copia o una riproduzione priva di domande. Si sviluppa in questo periodo quel certo modo di guardare “all’americana” (grandi prospettive, orizzonti, visioni larghe e spettacolari, enfasi e retorica con qualcosa di eroico) che nel futuro diventerà anche uno stereotipo cinematografico. La prima generazione di questi artisti dipinge nella valle del fiume Hudson e nella zona circostante, e questo dà il nome alla corrente. I pittori della seconda generazione di artisti associati alla Scuola di Hudson si avventurano oltre i limiti della valle fluviale e scelgono soggetti in molte altre località.
I dipinti della Hudson River School giocano molto su tre temi "classici" dell'America del XIX secolo nel movimento romantico: la scoperta, l’esplorazione e l’insediamento. Rappresentano i paesaggi americani con un'impostazione pastorale, dove l'essere umano e la natura coesistono pacificamente. I loro dipinti sono scorci naturalistici con un carattere realistico, dettagliato e talvolta idealizzato. Come i maestri di Barbizon, preferiscono le zone disabitate. Cercano paesaggi imponenti e sublimi e ritengono che la natura sia un'ineffabile manifestazione di Dio. Si ispirano ai maestri europei come Lorrain, Constable e Turner, e condividono i loro ideali con gli scrittori loro contemporanei Thoreau e Emerson. I più noti artisti dell'Hudson River School:
Thomas Cole (Bolton, 1º febbraio 1801 – Catskill, 11 febbraio 1848)
Di origine inglese, è considerato il fondatore della Hudson River School; è amato da molti per i paesaggi realistici e dettagliati della natura americana, scenari di per sè “diversi” dagli orizzonti europei, riletti attraverso i temi del Romanticismo e del Naturalismo. Cole è un paesaggista ma nella sua pittura non mancano i temi allegorici o simbolici (The Architect's Dream, la serie The Voyage of Life), biblici e religiosi , storici o mitologici. C'è in lui ancora un forte sguardo al passato, ma è solo l’apripista di un modo di guardare “americano” che tra un secolo sarà anche quella del cinemascope.
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alcuni dei principali protagonisti:
Albert Bierstadt (Solingen, 7 gennaio 1830 – New York, 18 febbraio 1902)
John William Casilear (New York, 25 giugno 1811 – Saratoga Springs, 17 agosto 1893)
Frederic Edwin Church (Hartford, 4 maggio 1826 – New York, 7 aprile 1900)
Samuel Colman (March 4, 1832 – March 26, 1920)
Jasper Francis Cropsey (Rosseville, 18 febbraio 1823 – Hastings-on-Hudson, 22 giugno 1900)
Thomas Doughty (Filadelfia, 19 luglio 1793 – 22 luglio 1856)
Asher Brown Durand (Maplewood, 21 agosto 1796 – Maplewood, 17 settembre 1886)
Robert Scott Duncanson (Fayette, 1821 – Detroit, 21 dicembre 1872)
Sanford Robinson Gifford (Greenfield, 10 luglio 1823 – New York, 29 agosto 1880)
James McDougal Hart (May 10, 1828 – October 24, 1901),
William Hart (March 31, 1823 – June 17, 1894
William Stanley Haseltine (Filadelfia, 11 giugno 1835 – Roma, 3 febbraio 1900)
Martin Johnson Heade (Lumberville, 11 agosto 1819 – St. Augustine, 4 settembre 1904)
Hermann Ottomar Herzog (Brema, 15 novembre 1832 – Filadelfia, 6 febbraio 1932)
Thomas Hill (Birmingham, 11 settembre 1829 – Raymond (California), 30 giugno 1908)
David Johnson (May 10, 1827 – January 30, 1908)
John Frederick Kensett (Cheshire, 22 marzo 1816 – New York, 14 dicembre 1872)
Jervis McEntee (Rondout, 14 luglio 1828 – Rondout, 27 gennaio 1891)
Louis Rémy Mignot (Charleston, 3 febbraio 1831 – Brighton, 22 settembre 1870)
Thomas Moran (Bolton, 12 febbraio 1837 – 25 agosto 1926)
William Trost Richards (Filadelfia, 3 giugno 1833 – 17 aprile 1905)
Robert Walter Weir (June 18, 1803 – May 1, 1889)
Chiudo la serie con questo autentico capolavoro di Whittredge, ma vedrete che gli americani sapranno di nuovo stupirci ancora prima delle due guerre mondiali.
Worthington Whittredge (Springfield, 22 maggio 1820 – Summit, 25 febbraio 1910)
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