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domenica 21 febbraio 2021

Impressionismo, l’emozione dello sguardo

 



Mercoledì 15 aprile 1874 alle 10 di mattina, il fotografo Gaspard-Félix Tournachon, che tutti chiamano Nadar, apre le porte del suo studio al numero 35 di Boulevard des Capucines, inaugurando la mostra di un gruppo di giovani pittori, che si definiscono “Società anonima di artisti”. La mostra è ospitata in uno studio fotografico perché gli spazi espositivi ufficiali hanno disdegnato la proposta di questo gruppo di artisti "disobbedienti": Si chiamano Monet, Cézanne, Degas, Pissarro e Renoir. Monet espone un quadro intitolato “Impressione, sole nascente”, e un recensore, per sbeffeggiare la nuova proposta artistica, definisce l’intero gruppo impressionisti. La fortuna che traformerà quell’infelice commento in una pietra miliare è ormai storia.
L’impressionismo è così famoso e celebrato che è quasi difficile parlarne senza dire delle ovvietà. Ancora oggi, un qualsiasi viaggio a Parigi significa una immersione nella cultura impressionista, celebrata con centinaia di opere nei maggiori musei. Una delle cose che hanno consentito l’affermarsi del mondo espressionista è stata la pittura en plen air (già praticata da Preraffaelliti e da Macchiaioli) ma forse non tutti sanno che questa pratica è stata resa possibile grazie all’invenzione di Jonh Goffe Rand nel 1841: il tubetto di stagno che sostituisce i pacchetti di vescica di maiale, in cui fino ad allora venivano conservati i colori ad olio. Grazie a questa rivoluzionaria trovata, è stato finalmente possibile uscire dagli atelier portandosi dietro cavalletto, tela, scatola dei colori, solventi e pennelli e mettersi a dipingere en pein aire, nel luogo preferito, senza bisogno di portarsi dietro un laboratorio. 

I panorami e le luci francesi sono bellissime (ci sono posti come Argenteuil oppure Giverny che diverranno mete classiche degli impressionisti), ma gli impressionisti hanno anche davanti le nuove prospettive della Parigi haussmanniana. Una città trasformata dal processo di modernizzazione complessiva della capitale francese operato tra il 1852 e il 1870 da Napoleone III e dal prefetto, l'architetto Georges Eugène Haussmann (Parigi, 27 marzo 1809 – Parigi, 11 gennaio 1891). Il progetto tocca tutti gli aspetti dell'urbanistica parigina, sia nel centro urbano che nei quartieri (che dal 1795 sono diventati arrondissements): strade e viali, facciate, giardini e viali, arredi e illuminazione urbana, attrezzature e monumenti pubblici. La Ville lumière vive un anno critico durante la guerra franco-prussiana, dal 19 luglio 1870 al 10 maggio 1871, il più importante conflitto combattuto in Europa tra le guerre napoleoniche e la prima guerra mondiale. I francesi perdono, e questa sconfitta permette la creazione dell'Impero tedesco. La débâcle francese determina anche la fine di Napoleone III e la temporanea subalternità della Francia rispetto alle altre potenze europee, ma la fine del periodo imperiale significa per la Francia l'inizio della Terza Repubblica, un regime che per dimensioni ed influenza sarà nei prossimi decenni il più importante nel continente. In questo clima di progressiva stabilità si crea la possibilità di una nuova percezione della bellezza, e a scoprirla sono proprio loro, gli Impressionisti. Però, prima delle famose Superstar come Monet, Cézanne e compagni, vorrei mostrare le opere di un artista che è l’immediato precursore dell’Impressionismo. E’ lui che comincia ad “aprire gli occhi” e a guardare il mondo con uno sguardo diverso. 



 

 
Eugène Boudin, Spiaggia a Trouville (1864)
 
 
 
Eugène Boudin, Bassa marea a Etaples (1886)
 
 
 
Eugène Boudin, Le rivage de Villerville  (1893)
 
 
 
Eugène Boudin, Nuages blancs, ciel bleu (pastello) (1854)
 
 
 
Eugène Boudin, Le Havre, coucher de soleil à marée basse (1864)
 
 
 
Eugène Boudin, Spiaggia a Willerville (1864)

 

Eugène Boudin (Honfleur, 12 luglio 1824 – Deauville, 8 agosto 1898)
E’ un ex tipografo di Le Havre che apre un negozio di colori. Nel 1848  viaggia nella Francia settentrionale e nelle Fiandre studiando e sperimentando da autodidatta la tecnica pittorica. Nel 1850 ottiene una borsa di studio comunale che gli permette di studiare a Parigi, sotto la guida di Constant Troyon; così aggiunge una solida formazione tecnica alla sua gioiosa passione per dipingere la natura.  Nel 1855 torna a Le Havre e si specializza nei paesaggi della costa del Nord, ispirati a Corot, il quale soprannomina Boudin le roi des cieux , elogiando la tecnica con cui dipinge nuvole e sfumature di azzurro che occupano buona parte dei suoi quadri. Conosce Gustave Courbet, Claude Monet e Johan Barthold Jongkind. Proprio il suo atteggiamento verso la natura e il paesaggio stimola l’intera opera degli Impressionisti, che ne assimilano sia le innovazioni stilistiche che lo spirito. Monet stesso confesserà: "Se sono diventato pittore lo devo a Eugène Boudin".
Gli incredibili effetti di immediatezza e di spontaneità di Boudin partono dalla stesura sulla tela di una sostanza a base di ocra chiaro e biacca cui sovrappone i colori con pennellate rapide e discontinue. La preparazione dei fondi (in genere il colore medio del futuro dipinto)  è alla base di molte opere impressioniste come pure dei Macchiaioli.


Dal punto di vista culturale la nascita dell'Impressionismo si fonda su Romanticismo e Realismo, e rispetto a questi movimenti muove un ulteriore passo di distanza dalla tradizione accademica introducendo importanti novità, come la negazione dell'importanza del soggetto (qualunque cosa può essere un soggetto), la riscoperta del paesaggio come strumento per riflettere l’impressione da esso ricevuta, l’idea di artista come persona ribelle alle convenzioni, l'interesse rivolto al colore piuttosto che al disegno. Come era già accaduto per i Macchiaioli, l’elemento portante della pittura è la soggettività dell'artista, la sua capacità di captare emozioni che vengono subito tradotte sul quadro con con rapidi colpi di spatola o di pennello grezzo, creando un alternarsi di superfici uniformi e irregolari. Se qualcuno tra i lettori ha esperienze di praticante, sa bene che uno dei grandi risultati degli impressionisti (e un segno di crescita per gli apprendisti) è quello di ridurre il numero di pennellate che servono per fare un quadro, In quest'ottica, ogni pennellata deve essere significativa e autosufficiente. Altri elementi rilevanti per l'estetica dell’Impressionismo sono l’interesse per l’arte esotica mostrata nell’Esposizione universale di Parigi del 1889, dove la pittura giapponese e cinese, con le sue scene di vita quotidiana, crea immagini molto vicine al realismo che va forte in Francia e in Europa; e poi le recenti scoperte scientifiche, tra cui svettano le prime riproduzioni fotografiche dei Daguerre e le leggi sull'accostamento dei colori di Eugène Chevreul, inventore del famoso cerchio cromatico che prenderà in seguito il suo nome. In questi studi viene esposto il principio del contrasto simultaneo, ovvero l'aumento di luminosità dovuto all'accostamento di due colori complementari. Le sue teorie, verificabili con l’esperienza e l’uso, sono alla base della teoria impressionista sul colore, che suggerisce di accostare i colori senza mescolarli, in modo tale da ottenere non superfici uniformi ma "vive" e in movimento.
Proprio i contrasti di luci e ombre, i colori forti, vividi, sono alla base della pittura impressionista con la sua capacità di trasferire sulla tela le sensazioni del pittore di fronte alla natura. Il colore stesso viene usato in modo rivoluzionario: i toni chiari contrastano con le ombre complementari, gli alberi prendono tinte insolite, come l'azzurro e il viola. Il nero viene praticamente escluso e definito un colore “inesistente”, le ombre più cupe prendono le sfumature del blu più scuro o del marrone.


 
Camille Pissarro, Pommier en fleurs à Éragny (1888)
 
 
 
Camille Pissarro, Toits rouges (1877)
 
 
 
Camille Pissarro,  Rue à Pontoise (1868)
 
 
 
https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/d/de/Road_to_Versailles_at_Louveciennes_1869_Camille_Pissarro.jpg
Camille Pissarro, Route de Versailles à Louveciennes (1869)

Jacob Camille Pissarro (Charlotte Amalie, 10 luglio 1830 – Parigi, 13 novembre 1903) nel corso della sua carriera la sua pittura diventa divisionista, aderisce al movimento del Pointillisme (che vedremo a breve) per recuperare poi in età più tarda le tecniche dell'Impressionismo con una rinnovata vitalità.



 

 
Édouard Manet, La Rue Mosnier aux drapeaux (1878)


 
Édouard Manet, Le Fifre (1866)
 
 

Édouard Manet, Chez Le Père Lathuile (1879)
 
 

Édouard Manet, Mon jardin (1881)
 
 

Édouard Manet, La maison à Rueil (1882)


 
Édouard Manet, Déjuner sur l'herbe (1873)


Édouard Manet (Parigi, 23 gennaio 1832 – Parigi, 30 aprile 1883) E' l'autore di alcuni quadri celeberrimi. In alcuni dipinti dell'età più avanzata, la pennellata si sgretola, ed è straordinaria a è la apparente distrazione con cui mette i colori sulla tela, come se stesse guardando solo il soggetto. Il risultato finale è sempre incredibilmente fresco e vero.




 
Edgar Degas, Au café concert o La chanson du chien (1876-1877)
 
 

Edgar Degas, La répétition (1873 - 1878)
 
 

Edgar Degas L'étoile, o Danseuse sur scène, (1876-1877)
 
 

Edgar Degas, Les Danseuses vertes (1880)

Hilaire German Edgar Degas (Parigi, 19 luglio 1834 – Parigi, 27 settembre 1917) Di solito si liquida Degas semplicemente come "quello delle ballerine", ma la sua vita artistica è ricca e complessa: di nobili origini, studia, diventa bravo, vive anche in Italia e studia il Rinascimento. Dapprima è accademico, poi realista, ma è cosciente dell'impulso nuovo dato alla pittura da Courbet, distoglie lo sguardo dai temi storici per porlo su quelli legati alla vita contemporanea. Nonostante sia uno dei più ferventi organizzatori delle mostre impressioniste, preferisce definirsi realista piuttosto che impressionista. Intorno al 1870 Degas  lavora con una aderenza al vero sobria e al contempo vigorosa, concentrandosi sul mondo dei fantini e delle ballerine. E' in questa fase che esercita di più la sua portata impressionista.



 

 
Paul Cézanne, Nature morte avec pommes (1890)
 
 

Paul Cézanne, Bibémus (1894-95)
 
 

Paul Cézanne, Gardanne (1885-86)
 
 

Paul Cézanne, Maisons au bord d'une route (1881)
 
 
Paul Cézanne, La Route tournante en haut du chemin des Lauves (1904-06)
 
 

Paul Cézanne - La Seine à Bercy (1876-78)
 
 

Paul Cézanne, Le Bassin du Jas de Bouffan (1876)

Paul Cézanne (Aix-en-Provence, 19 gennaio 1839 – Aix-en-Provence, 22 ottobre 1906)
Per alcuni Cézanne è apparentemente il meno "seducente" degli Impressionisti. I suoi dipinti in effetti sembrano meno impressionisti,  meno ricchi di atmosfera, più attenti alla pennellata e alla composizione che all’emozione da mettere in campo. Eppure sarà proprio quella sua pennellata rigorosa, precisa e semplificata, che darà origine al cubismo, all’orfismo di Delaunay e che forse influenzerà anche i primi esperimenti futuristi di Severini, con la riduzione del dipinto verso forme più essenziali. 



 

 
Alfred Sisley, Les petits pres au printemps (1880)
 

Alfred Sisley, Piazza di Argenteuil (1872)
 

Alfred Sisley, Bords du Loing, Saint-Mammes (1885)
 

Alfred Sisley,  Gelée Blanche - Été de la Saint-Martin (1874)
 

Alfred Sisley, Le Couple - Environs de Louveciennes (1873)
 

Alfred Sisley, Frutteto in primavera (1881)
 
 
 
Alfred Sisley, Le pont de Villeneuve-la-Garenne (1872)

 

Alfred Sisley (Parigi, 30 ottobre 1839 – Moret-sur-Loing, 29 gennaio 1899) Grande paesaggista , coinvolto più o meno direttamente nel pointillisme per via di abili pennellate saparate che frammentano la luce nelle sua varie presenze nel quadro. Di lui, il suo amico Pissarro dice che sa rinunciare alle pennellate fluide e lungamente studiate dei dipinti accademici e adotta tocchi virgolati rapidi e staccati, idonei per cogliere l'estrema mobilità della luce e degli effetti cromatici. Partendo dal presupposto scientifico che la luce è l'elemento indispensabile della visione,  Sisley capisce che qualsiasi paesaggio assume una gamma cromatica più o meno vivida in base alla quantità di luce che lo colpisce e alla presenza o meno di altri colori che, a loro volta, si accostano o si mescolano, smorzandosi o valorizzandosi reciprocamente.



 

 
Claude Monet, Chemin sous le bois (1865)
 

Claude Monet, Lettura in giardino (1866)
 
 

Claude Monet, Impression, soleil levant (1872-1873)
 

Claude Monet, Barche a Port Honfleur (1866)
 

Claude Monet, La Grenouillère (Bain à la Grenouillère) (1869)
 

Claude Monet, Au parc Monceau (1876-78)
 

Claude Monet, Londre, le Parlement - Trouée de soleil dans le brouillard (1904)
 

Claude Monet, Covoni, fine dell'estate (1890)
 

Claude Monet, La passeggiata (Camille Monet con il figlio Jean sulla collina) (1875)
 

Claude Monet, la pie (1868)
 

Claude Monet, La cattedrale di Rouen, il portale e la torre d'Allban nel sole (1894)
 

Claude Monet, Le pont japonais (1883)

Claude Oscar Monet (Parigi, 14 novembre 1840 – Giverny, 6 dicembre 1926) Così celebrato da non aver bisogno di nessun commento. E' lui il grande protagonista, l'artista-simbolo del movimento. La sua sensazionale pittura, che fin da giovane coglie l'essenza della luce e della distanza, con il tempo si decompone e diventa pura e avanzatissima ricerca cromatica. Gli ultimi quadri di Monet (le molte ninfee) sono ormai quadri nell'anticamera dell'astrattismo. Se mi piace la pittura e ho cominciato a sfogliare libri, lo devo a mia madre, che da adolescente mi mostrò su un libro Impression, solei levant e per me fu una specie di folgorazione, per come quelle casuali pennellate di grigioazzurri con qualche svirgolata di rosso-arancio potessero non solo rendere perfettamente un paesaggio, ma portarti dentro il quadro fino a sentire il silenzio del mattino, lo sciabordìo dell'acqua, qualche sirena lontana, ma soprattutto fino a sentire (o credere di sentire) ciò che ha vissuto Monet in quel momento.


 

 
Pierre-Auguste Renoir, Bal au moulin de la Galette (1876)
 
 

Pierre-Auguste Renoir, Sulla terrazza (1881)
 
 

Pierre-Auguste Renoir, Le pont de Chatou (1875)


Pierre-Auguste Renoir, Madame Monet et son fils (1874)
 

Pierre-Auguste Renoir,  Paysage avec neige (c.1875)
 
 

Pierre-Auguste Renoir, Place de la Trinité, Paris (1875)
 
 

Pierre-Auguste Renoir, Place de la Trinité (1875)
 
 

Pierre-Auguste Renoir, Femme avec parapluie dans le jardin. 1873

Pierre-Auguste Renoir (Limoges, 25 febbraio 1841 – Cagnes-sur-Mer, 3 dicembre 1919) A venti centimetri di distanza i dipinti di renoir sembrano ciò che resta di una tavolozza a fine dipinto: una indistinta miscela di colori vari. Ma quando ti allontani di almeno mezzo metro, meglio un po' di più, vieni avvolto dal clima del dipinto. Quella profusione di colori diventa il delicato variare di morbidi colori in una visione che ha quasi l'aspetto di un sogno.



 

 
Jean Frédéric Bazille, Riunione di famiglia (1867)
 
 

Jean Frédéric Bazille, La Vue du village (1868)
 

 
Jean Frédéric Bazille, Scena d'estate (1869)

Jean Frédéric Bazille (Montpellier, 6 dicembre 1841 – Beaune-la-Rolande, 28 novembre 1870) E' uno dei protagonisti dell'Impressionismo, condivide con gli altri l'anti-accademismo, ma ci tiene a conservare una sua cifra stilistica "diversa". Si preoccupa di non copiare nessuno. Anche lui dipinge all'aperto, vuole cogliere l'immediatezza tutti gli effetti luministici che si hanno solo dalla visione diretta. Il risultato è un magistrale uso del colore che per Bazille servono anche a definire i dettagli più minuti.


 

Berthe Morisot, Eugène Manet à l'île de Wight (1875)
 

Berthe Morisot, La Lecture o L'ombrelle verte (c.1873)
 

Berthe Morisot, La lecture (1888)

 

Berthe Marie Pauline Morisot (Bourges, 14 gennaio 1841 – Parigi, 2 marzo 1895) E’ Corot a spingere la sua allieva Berthe a dipingere en plein air, a diretto contatto con la natura. Conosce Puvis de Chavannes, Degas e Fantin-Latour. Ma è il suo rapporto con Édouard Manet , una complicità nutrita da stima, amicizia e da un certo sentimento. Manet èsposato, ma rimane folgorato dal fascino di Berthe Morisot, tanto  che la ritrae in ben undici tele. Ma soprattutto ne sa valorizzare il talento. Quelle di Morisot sono tra le più significative, fantasiose e vivaci tele del movimento impressionista. È importante notare inoltre come Morisot, insieme a Mary Cassatt (che vedremo prossimamente) è una delle pochissime pittrici impressioniste. Ma nella Parigi di metà Ottocento le donne ricoprono ancora un ruolo subalterno, e la pittura è considerata una pratica maschile: pensate che fino al 1897 le donne non possono iscriversi all’École des Beaux-Arts di Parigi. Berthe vince tutte le resistenze dell’epoca per la sua forte personalità ma anche per l’indubbio talento



 

Gustave Caillebotte, Toits sous la neige  (1878)
 
 
 
 
 
Gustave Caillebotte, Peintres en bâtiment (1877)
 

Gustave Caillebotte, la place de Europe en temps de pluie (1877)
 

Gustave Caillebotte, Le pont de l'Europe (1876)

 

Gustave Caillebotte, Toits sous la neige (1878)

 

Gustave Caillebotte (Parigi, 19 agosto 1848 – Gennevilliers, 21 febbraio 1894)
Ha una vita agiata. Conosce Edgar Degas e Claude Monet, che lo presentano agli altri impressionisti. Nel 1876, su invito di Pierre-Auguste Renoir, partecipa alla seconda mostra degli impressionisti. In quella circostanza Caillebotte espone otto opere. Nei mesi successivi il suo rapporto con Monet si consolida in solida amicizia. Ha una pennellata precisa e incline alla nitidezza realista, ma la usa per trasmettere ancora impressioni, momenti fugaci fissati nella loro atmosfera.

 

(*) notazioni a margine: 

Proprio i due celebri Impressionisti che a mio parere sono “i meno impressionisti”, ovvero Cézanne e Gauguin, saranno quelli più influenti sulle future avanguardie: Cézanne contiene nella sua pittura i prodromi del cubismo (almeno del cubismo orfico) e Gauguin è senza dubbio uno degli ispiratori delle visioni espressionistiche dei Fauve. Gli altri impressionisti, e primo fra tutti il grande Monet, saranno consegnati alla posterità come celebrità poco generative (se si esclude ovviamente l’infinita serie di imitatori e di pittori che non hanno saputo evolvere la pittura ma solo tentare di duplicare scopiazzando l’arte dei maestri).

 La storia dell'Impressionismo e delle sue propaggini non finisce qui. Da un lato perché molti post-impressionisti saranno poi gli "inventori" di nuove correnti, dall'altro perché la pittura impressionista o pseudo-impressionista ha continuato a permeare i contemporanei dell'epoca, ma anche nuove generazioni di pittori che in Francia e in altre nazioni (come vedremo prossimamente), hanno continuato questo stile pittorico con risultati a volte strepitosi. I riflessi europei sono noti ai più, ma a qualcuno sorprenderanno positivamente i risultati degli impressionisti americani, prossimamente in questo blog.

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