I panorami e le luci francesi sono bellissime (ci sono posti come Argenteuil oppure Giverny che diverranno mete classiche degli impressionisti), ma gli impressionisti hanno anche davanti le nuove prospettive della Parigi haussmanniana. Una città trasformata dal processo di modernizzazione complessiva della capitale francese operato tra il 1852 e il 1870 da Napoleone III e dal prefetto, l'architetto Georges Eugène Haussmann (Parigi, 27 marzo 1809 – Parigi, 11 gennaio 1891). Il progetto tocca tutti gli aspetti dell'urbanistica parigina, sia nel centro urbano che nei quartieri (che dal 1795 sono diventati arrondissements): strade e viali, facciate, giardini e viali, arredi e illuminazione urbana, attrezzature e monumenti pubblici. La Ville lumière vive un anno critico durante la guerra franco-prussiana, dal 19 luglio 1870 al 10 maggio 1871, il più importante conflitto combattuto in Europa tra le guerre napoleoniche e la prima guerra mondiale. I francesi perdono, e questa sconfitta permette la creazione dell'Impero tedesco. La débâcle francese determina anche la fine di Napoleone III e la temporanea subalternità della Francia rispetto alle altre potenze europee, ma la fine del periodo imperiale significa per la Francia l'inizio della Terza Repubblica, un regime che per dimensioni ed influenza sarà nei prossimi decenni il più importante nel continente. In questo clima di progressiva stabilità si crea la possibilità di una nuova percezione della bellezza, e a scoprirla sono proprio loro, gli Impressionisti. Però, prima delle famose Superstar come Monet, Cézanne e compagni, vorrei mostrare le opere di un artista che è l’immediato precursore dell’Impressionismo. E’ lui che comincia ad “aprire gli occhi” e a guardare il mondo con uno sguardo diverso.
Dal punto di vista culturale la nascita dell'Impressionismo si fonda su Romanticismo e Realismo, e rispetto a questi movimenti muove un ulteriore passo di distanza dalla tradizione accademica introducendo importanti novità, come la negazione dell'importanza del soggetto (qualunque cosa può essere un soggetto), la riscoperta del paesaggio come strumento per riflettere l’impressione da esso ricevuta, l’idea di artista come persona ribelle alle convenzioni, l'interesse rivolto al colore piuttosto che al disegno. Come era già accaduto per i Macchiaioli, l’elemento portante della pittura è la soggettività dell'artista, la sua capacità di captare emozioni che vengono subito tradotte sul quadro con con rapidi colpi di spatola o di pennello grezzo, creando un alternarsi di superfici uniformi e irregolari. Se qualcuno tra i lettori ha esperienze di praticante, sa bene che uno dei grandi risultati degli impressionisti (e un segno di crescita per gli apprendisti) è quello di ridurre il numero di pennellate che servono per fare un quadro, In quest'ottica, ogni pennellata deve essere significativa e autosufficiente. Altri elementi rilevanti per l'estetica dell’Impressionismo sono l’interesse per l’arte esotica mostrata nell’Esposizione universale di Parigi del 1889, dove la pittura giapponese e cinese, con le sue scene di vita quotidiana, crea immagini molto vicine al realismo che va forte in Francia e in Europa; e poi le recenti scoperte scientifiche, tra cui svettano le prime riproduzioni fotografiche dei Daguerre e le leggi sull'accostamento dei colori di Eugène Chevreul, inventore del famoso cerchio cromatico che prenderà in seguito il suo nome. In questi studi viene esposto il principio del contrasto simultaneo, ovvero l'aumento di luminosità dovuto all'accostamento di due colori complementari. Le sue teorie, verificabili con l’esperienza e l’uso, sono alla base della teoria impressionista sul colore, che suggerisce di accostare i colori senza mescolarli, in modo tale da ottenere non superfici uniformi ma "vive" e in movimento.
Proprio i contrasti di luci e ombre, i colori forti, vividi, sono alla base della pittura impressionista con la sua capacità di trasferire sulla tela le sensazioni del pittore di fronte alla natura. Il colore stesso viene usato in modo rivoluzionario: i toni chiari contrastano con le ombre complementari, gli alberi prendono tinte insolite, come l'azzurro e il viola. Il nero viene praticamente escluso e definito un colore “inesistente”, le ombre più cupe prendono le sfumature del blu più scuro o del marrone.
Camille Pissarro, Route de Versailles à Louveciennes (1869)
Jacob Camille Pissarro (Charlotte Amalie, 10 luglio 1830 – Parigi, 13 novembre 1903) nel corso della sua carriera la sua pittura diventa divisionista, aderisce al movimento del Pointillisme (che vedremo a breve) per recuperare poi in età più tarda le tecniche dell'Impressionismo con una rinnovata vitalità.
Édouard Manet (Parigi, 23 gennaio 1832 – Parigi, 30 aprile 1883) E' l'autore di alcuni quadri celeberrimi. In alcuni dipinti dell'età più avanzata, la pennellata si sgretola, ed è straordinaria a è la apparente distrazione con cui mette i colori sulla tela, come se stesse guardando solo il soggetto. Il risultato finale è sempre incredibilmente fresco e vero.
Hilaire German Edgar Degas (Parigi, 19 luglio 1834 – Parigi, 27 settembre 1917) Di solito si liquida Degas semplicemente come "quello delle ballerine", ma la sua vita artistica è ricca e complessa: di nobili origini, studia, diventa bravo, vive anche in Italia e studia il Rinascimento. Dapprima è accademico, poi realista, ma è cosciente dell'impulso nuovo dato alla pittura da Courbet, distoglie lo sguardo dai temi storici per porlo su quelli legati
alla vita contemporanea. Nonostante sia uno dei più ferventi organizzatori
delle mostre impressioniste, preferisce definirsi realista
piuttosto che impressionista. Intorno al 1870 Degas lavora con una aderenza al vero sobria e al contempo vigorosa,
concentrandosi sul mondo dei fantini e delle ballerine. E' in questa fase che esercita di più la sua portata impressionista.
Paul Cézanne (Aix-en-Provence, 19 gennaio 1839 – Aix-en-Provence, 22 ottobre 1906)
Per alcuni Cézanne è apparentemente il meno "seducente" degli Impressionisti. I suoi dipinti in effetti sembrano meno impressionisti, meno ricchi di atmosfera, più attenti alla pennellata e alla composizione che all’emozione da mettere in campo. Eppure sarà proprio quella sua pennellata rigorosa, precisa e semplificata, che darà origine al cubismo, all’orfismo di Delaunay e che forse influenzerà anche i primi esperimenti futuristi di Severini, con la riduzione del dipinto verso forme più essenziali.
Alfred Sisley (Parigi, 30 ottobre 1839 – Moret-sur-Loing, 29 gennaio 1899) Grande paesaggista , coinvolto più o meno direttamente nel pointillisme per via di abili pennellate saparate che frammentano la luce nelle sua varie presenze nel quadro. Di lui, il suo amico Pissarro dice che sa rinunciare alle pennellate fluide e lungamente studiate dei dipinti accademici e adotta tocchi virgolati rapidi e staccati, idonei per cogliere l'estrema mobilità della luce e degli effetti cromatici. Partendo dal presupposto scientifico che la luce è l'elemento indispensabile della visione, Sisley capisce che qualsiasi paesaggio assume una gamma cromatica più o meno vivida in base alla quantità di luce che lo colpisce e alla presenza o meno di altri colori che, a loro volta, si accostano o si mescolano, smorzandosi o valorizzandosi reciprocamente.
Claude Oscar Monet (Parigi, 14 novembre 1840 – Giverny, 6 dicembre 1926) Così celebrato da non aver bisogno di nessun commento. E' lui il grande protagonista, l'artista-simbolo del movimento. La sua sensazionale pittura, che fin da giovane coglie l'essenza della luce e della distanza, con il tempo si decompone e diventa pura e avanzatissima ricerca cromatica. Gli ultimi quadri di Monet (le molte ninfee) sono ormai quadri nell'anticamera dell'astrattismo. Se mi piace la pittura e ho cominciato a sfogliare libri, lo devo a mia madre, che da adolescente mi mostrò su un libro Impression, solei levant e per me fu una specie di folgorazione, per come quelle casuali pennellate di grigioazzurri con qualche svirgolata di rosso-arancio potessero non solo rendere perfettamente un paesaggio, ma portarti dentro il quadro fino a sentire il silenzio del mattino, lo sciabordìo dell'acqua, qualche sirena lontana, ma soprattutto fino a sentire (o credere di sentire) ciò che ha vissuto Monet in quel momento.
Pierre-Auguste Renoir (Limoges, 25 febbraio 1841 – Cagnes-sur-Mer, 3 dicembre 1919) A venti centimetri di distanza i dipinti di renoir sembrano ciò che resta di una tavolozza a fine dipinto: una indistinta miscela di colori vari. Ma quando ti allontani di almeno mezzo metro, meglio un po' di più, vieni avvolto dal clima del dipinto. Quella profusione di colori diventa il delicato variare di morbidi colori in una visione che ha quasi l'aspetto di un sogno.
Jean Frédéric Bazille (Montpellier, 6 dicembre 1841 – Beaune-la-Rolande, 28 novembre 1870) E' uno dei protagonisti dell'Impressionismo, condivide con gli altri l'anti-accademismo, ma ci tiene a conservare una sua cifra stilistica "diversa". Si preoccupa di non copiare nessuno. Anche lui dipinge all'aperto, vuole cogliere l'immediatezza tutti gli effetti luministici che si hanno solo dalla visione diretta. Il risultato è un magistrale uso del colore che per Bazille servono anche a definire i dettagli più minuti.
Berthe Marie Pauline Morisot (Bourges, 14 gennaio 1841 – Parigi, 2 marzo 1895) E’ Corot a spingere la sua allieva Berthe a dipingere en plein air, a diretto contatto con la natura. Conosce Puvis de Chavannes, Degas e Fantin-Latour. Ma è il suo rapporto con Édouard Manet , una complicità nutrita da stima, amicizia e da un certo sentimento. Manet èsposato, ma rimane folgorato dal fascino di Berthe Morisot, tanto che la ritrae in ben undici tele. Ma soprattutto ne sa valorizzare il talento. Quelle di Morisot sono tra le più significative, fantasiose e vivaci tele del movimento impressionista. È importante notare inoltre come Morisot, insieme a Mary Cassatt (che vedremo prossimamente) è una delle pochissime pittrici impressioniste. Ma nella Parigi di metà Ottocento le donne ricoprono ancora un ruolo subalterno, e la pittura è considerata una pratica maschile: pensate che fino al 1897 le donne non possono iscriversi all’École des Beaux-Arts di Parigi. Berthe vince tutte le resistenze dell’epoca per la sua forte personalità ma anche per l’indubbio talento
Gustave Caillebotte (Parigi, 19 agosto 1848 – Gennevilliers, 21 febbraio 1894)
Ha una vita agiata. Conosce Edgar Degas e Claude Monet, che lo presentano agli altri impressionisti. Nel 1876, su invito di Pierre-Auguste Renoir, partecipa alla seconda mostra degli impressionisti. In quella circostanza Caillebotte espone otto opere. Nei mesi successivi il suo rapporto con Monet si consolida in solida amicizia. Ha una pennellata precisa e incline alla nitidezza realista, ma la usa per trasmettere ancora impressioni, momenti fugaci fissati nella loro atmosfera.
(*) notazioni a margine:
Proprio i due celebri Impressionisti che a mio parere sono “i meno impressionisti”, ovvero Cézanne e Gauguin, saranno quelli più influenti sulle future avanguardie: Cézanne contiene nella sua pittura i prodromi del cubismo (almeno del cubismo orfico) e Gauguin è senza dubbio uno degli ispiratori delle visioni espressionistiche dei Fauve. Gli altri impressionisti, e primo fra tutti il grande Monet, saranno consegnati alla posterità come celebrità poco generative (se si esclude ovviamente l’infinita serie di imitatori e di pittori che non hanno saputo evolvere la pittura ma solo tentare di duplicare scopiazzando l’arte dei maestri).
La storia dell'Impressionismo e delle sue propaggini non finisce qui. Da un lato perché molti post-impressionisti saranno poi gli "inventori" di nuove correnti, dall'altro perché la pittura impressionista o pseudo-impressionista ha continuato a permeare i contemporanei dell'epoca, ma anche nuove generazioni di pittori che in Francia e in altre nazioni (come vedremo prossimamente), hanno continuato questo stile pittorico con risultati a volte strepitosi. I riflessi europei sono noti ai più, ma a qualcuno sorprenderanno positivamente i risultati degli impressionisti americani, prossimamente in questo blog.
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