In questi anni, un luogo veramente interessante è la citta di Düsseldorf con la sua celebre Accademia di pittura, scultura e architettura dell'Elettorato Palatino (vedremo successivamente la portata di questo istituto). Sull'onda del Romanticismo, qui si sviluppa una corrente di persone votate all'onestà intellettuale, alla solidarietà, alla vita frugale, secondo i dettami evangelici. Per quessti artisti, quei dettami si traducono in uno stile di vita: si sceglie un'esistenza semplice, ci si fanno crescere barba e capelli come Gesù di Nazareth, si tolgono le calzature normali e si indossano sandali, si crea una specie di "comune" per condividere le esperienze in uno spazio collettivo (magari occupando un palazzo disabitato)... mi ricorda qualcosa di assai recente. Comunque la si voglia vedere, anche questo è un modo di essere romantici. Uno speciale spazio nel periodo romantico (molta critica non è d'accordo) occupa la corrente dei Nazareni, un gruppo di pittori tedeschi provenienti quasi tutti dalla celebre e summenzionata Accademia. Si tratta di pittori che si trasferiscono a Roma all'inizio del XIX secolo e che si oppongono al classicismo accademico, intraprendendo una attenta analisi della pittura quattrocentesca in Italia, di cui decidono di riprendere i tratti distintivi.
La loro pittura, quasi sempre a carattere religioso (o che si riferisce comunque a temi storici o biblici) assume un carattere arcaicizzante, espresso con figure precise e lineari, rese ben nitide da un uso uniforme del colore. Dicevo che una parte dei critici hanno relegato i Nazareni in una pittura manierata, di genere, un po' "da scatola di cioccolatini". Invece io penso che nei Nazareni ci sia un bell'incontro tra il sentimentalismo romano e il rigore dei germanici, sviluppando una pittura precisa, responsabile, onesta, che non riesce certo a rievocare la sobria fastosità del Quattrocento a cui si ispira, ma sviluppa un'idea di cristianesimo etico, responsabile, sincero. E forse, nonostante la dedizione religiosa degli artisti, perfino "laico". Dal punto di vista pittorico, lo stile dei Nazareni è di fatto una ricomposizione formale, quasi filologica, dei dipinti gloriosi del Quattrocento italiano (Beato Angelico, Filippo Lippi, Luca Signorelli, Perugino, e soprattutto il primo Raffaello). Alcuni artisti del gruppo si rifanno anche a Dürer e all'antica pittura tedesca. In pratica, anche qui vogliono recuperare purezza, togliere "sovrastrutture", tornare indietro per risalire all'origine immortale della coscienza dove, per i romantici Nazareni, convivono i miti arcaici, gli insegnamenti cristiani, gli eventi storici e la dimensione simbolica. Quel luogo, in pratica, penso sia l'anima, che sembra effettivamente presente, anche se non esplicitata, in molti dei loro dipinti.
Ecco in sintesi il loro spostamento verso l'Italia: nel 1810 quattro di loro, Johann Friedrich Overbeck, Franz Pforr, Ludwig Vogel e Johann Konrad Hottinger si trasferiscono a Roma, dove occupano il monastero abbandonato di San Isidoro. A loro si uniscono Philipp Veit, Peter von Cornelius, Julius Schnorr von Carolsfeld, Friedrich Wilhelm Schadow e un gruppo sciolto di altri artisti di lingua tedesca. Si incontrano con l'artista paesaggista romantico austriaco Joseph Anton Koch (1768–1839) che diventa una specie di coordinatore e promotore non ufficiale del gruppo. Nel 1827 vengono raggiunti da Joseph von Führich (1800-1876).
Per chi volesse approfondire l'area artistica di cui abbiamo visto qualche esempio, ecco alcuni protagonisti, (non tutti rigorosamente "nazareni")
Johann Friedrich Overbeck (Lubecca, 3 luglio 1789 – Roma, 12 novembre 1869) è
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