Fino al 2012 io dei Preraffaelliti sapevo le poche cose che si sanno sfogliando i libri d’arte. Poi, grazie alla grande mostra Pre-Raffaelliti: Victorian Avant-Garde organizzata dalla Tate Gallery di Londra nel 2012, ho potuto approfondire e in fondo "scoprire" questa straordinaria corrente artistica. Il titolo della mostra dice già molto: prima di tutto il fatto che un movimento che si ispira all'arte prima di Raffaello sia moderno e innovativo, poi l’uso del termine "avanguardia" abbinato all’aggettivo "vittoriano", cioè il massimo del regime, della tradizione borghese, del convenzionale e dell’ufficiale. La Tate Gallery, con questa specie di ossimoro, ha sfidato i luoghi comuni e rivalutato e riaperto la questione preraffaellita con il suo apporto di sostanziale innovazione (oltre 180 opere). I Preraffaelliti dipingono en plein air (prima degli impressionisti) per riprodurre fedelmente possibile ogni fiore e ogni stelo d'erba. Ma l'ondata realista non li preoccupa molto, anche se le loro donne sono persone in carne e ossa, con una sensualità mai celata e spesso ostentata. I loro colori, presi direttamente dalla natura, hanno un'intensitá di gioiello, la luce è quella cristallina e diretta del sole. I loro quadri raccontano una storia, spesso presa da Dante, da Shakespeare o da narrazioni epiche e mitologiche, ma puntano sempre ad avere un effetto emotivo che le rende attuali. La religiosità che è spesso presente nei quadri preraffaelliti, è espressa con un'intensitá che all'epoca sconvolge i critici d'arte vittoriani.
Millais, Hunt e Rossetti sono all'incirca ventenni, sono arrabbiati e pieni di energia nuova: si trovano spesso a cospirare insieme a casa di
Millais; vogliono un mondo più giusto e dove trionfi la bellezza. Creano una società segreta, per la precisione La Confraternita dei Fratelli Preraffaelliti e progettano una rivoluzione. La corrente nasce quindi nel settembre (un mese decisamente preraffaellita) del 1848, si sviluppa e si esaurisce in Gran Bretagna con l'arrivo del Novecento. E' tutto sommato all'origine del simbolismo (ne vedremo le tracce nei capitoli successivi) e può essere definita (insieme al raffinato simbolismo di Klimt e alle forme del liberty o, per meglio dire, del Modernismo) l'unica trasposizione pittorica del decadentismo, movimento artistico e letterario sviluppatosi in Francia e poi diffusosi nel resto d'Europa, tra la fine dell' Ottocento e il primo decennio del Novecento, in opposizione alla razionalità del positivismo scientifico e del naturalismo. Il termine décadent è usato da Paul Verlaine nella lirica Langueur per definire uno stato d'animo di triste rinuncia nei confronti della società contemporanea. I poeti maledetti davano scandalo in modo "decadente" incitando al rifiuto della morale borghese, e il termine viene poi rivendicato in seguito dai poeti stessi, inteso come nuovo modo di pensare, come diversità ed estraneità rispetto alla società borghese. I Preraffaelliti sono su una lunghezza d'onda molto simile.
La Confraternita dei Preraffaelliti si sviluppa quindi durante l'età vittoriana, un periodo glorioso per la Gran Bretagna, che segna l'affermarsi di valori borghesi come la fedeltà al Paese e la fede nel progresso ma che, dopo il furore positivista, sta vivendo proprio in quegli anni i primi ripensamenti. Accade con la grande rivoluzione del decadentismo con Oscar Wilde. Quella specie di langueur di cui parla Verlaine, e cioè l'insoddisfazione e il rifiuto per la società contemporanea (la stessa che caratterizzerà molte correnti artistiche del futuro), in questo momento storico prende il sapore di assenzio e la forma culturale del decadentismo. Cosa fanno i decadentisti? Si aggrappano alle correnti irrazionalistiche
che, alla fine dell'Ottocento, convivono con il razionalismo positivistico di cui abbiamo già visto gli effetti "realisti". Dietro all'atteggiamento dei decadenti c'è la voce di Henri Bergson, che dice che il tempo è soggettivo e che l'intuizione può arrivare dovunque. E poi c'è Nietzsche, che parla di dimensione "dionisiaca" (in opposizione a
quella "apollinea") dell'uomo, cioè a quanto vi è di cieco,
irrazionale, animale nel comportamento umano. Cioè, qualcosa continua a sfuggire dall'impalcatura della scienza e della tecnica, e i Preraffaelliti sono tra quelli che pensano che quel teritorio vada esplorato.
I precedenti pittorici sono nelle innovazioni artistiche di Johann Heinrich Füssli e degli iniziatori del Romanticismo. I Preraffaelliti (come già i Nazareni) si fanno crescere i capelli, si ritengono "diversi" dalla società e sentono un'appartenenza, una specie di fratellanza che li lega . Anche loro (tanto per cambiare) si oppongono allo stile accademico e ai temi della pittura ufficiale. Vogliono riportare in vita un mondo passato, immaginario e nostalgico. La loro pittura ci porta dentro ad atmosfere ricche e idilliache, mostra figure belle e austere, mostra colori raffinati, stimolanti, quasi i colori dei bei sogni. Siamo davvero in un mondo ideale dove vita, arte, e bellezza coincidono, e questo era proprio l'ideale dei Preraffaelliti. Un ideale tutto sommato "estetizzante". L'estetismo infatti (lo vedremo meglio nel prossimo capitolo), è proprio quella forma elegante, smagliante e nello stesso tempo "disillusa", che assume il decadentismo nei Preraffaelliti. Il tema preferito è la figura femminile, sempre sensuale ed eterica. Bella al punto da aver generato all'epoca un nuovo ideale di bellezza femminile che influenza le mode e le acconciature. Come spesso accade alle idee geniali che rompono i vecchi schemi, anche l'arte dei Preraffaelliti all'inizio ha i suoi oppositori e viene guardata con sussiego dagli accademici. Ma poi cominciano i consensi, la comprensione del messaggio (e, diciamolo, anche il fatto che un dipinto preraffaellita si colloca perfettamente nel gusto dell'epoca che sta per diventare Art Nouveau). Poi finalmente i Preraffaelliti raggiungono l'apice della loro fortuna critica, e questo accade grazie all"imprimatur" (oggi si direbbe "l'endorsement", oppure che li ha "sdoganati") di John Ruskin, che nel 1851, dopo una serie di feroci critiche da parte dei giornali e anche di Charles Dickens, scrive due appassionate elegie dei dipinti Preraffaelliti ed un saggio intitolato Preraphaelitism, in cui annovera la loro pittura nell'arte moderna e la confronta con quella di William Turner. Bravo Ruskin, sapeva guardare lontano.
Ford Madox Brown, The coat of many colours (1867)
Ford Madox Brown (Calais, 16 aprile 1821 – Londra, 6 ottobre 1893)
William Hunt, Il dolce far niente (1860, ritoccato nel 1875)
William Hunt, Fairlight Downs, Sunlight on the Sea
William Holman Hunt (Londra, 2 aprile 1827 – Londra, 7 settembre 1910)
Dante Gabriel Rossetti, La coppa d'amore (1867)
Dante Gabriel Rossetti (Londra, 12 maggio 1828 – Birchington-on-Sea, 10 aprile 1882)
John Everett Millais, La valle del silenzio (1858-59)
John Everett Millais, Ophelia (1851-1852)
John Everett Millais (Southampton, 8 giugno 1829 – Londra, 13 agosto 1896)
William Trost Richards (Filadelfia, 3 giugno 1833 – 17 aprile 1905)
Edward Burne-Jones, L'ultimo sonno di Artù
Edward Burne-Jones, Sidonia von Bork (1860)
Edward Burne-Jones, Cophetua
Edward Burne-Jones (Sir Edward Coley Burne-Jones) (Birmingham, 28 agosto 1833 – Londra, 17 giugno 1898)
William Morris, La Belle Iseult (1858)
William Morris (Walthamstow, 24 marzo 1834 – Hammersmith, 3 ottobre 1896)
Di questo genio incredibile parleremo un po' più diffusamente nel capitolo sul Modernismo e sull'importanza di Morris, che fu molto di più di un pittore, fu l'ispiratore del neodecorativismo dell'epoca liberty.
John William Waterhouse, Gather Ye Rosebuds While Ye May (1909)
John William Waterhouse, Ophelia seated
John William Waterhouse, Psyche Entering Cupid's Garden
John William Waterhouse, The Lady Clare
John William Waterhouse, la celeberrima Dama di Shalott (1888)
John William Waterhouse, Winterflowers
John William Waterhouse, The Soul of the Rose (1908)
John William Waterhouse, Eco e Narciso (1903)
John William Waterhouse, Hylas and the nymphs (1896)
John William Waterhouse, I am half-sick of shadows, said the Lady of Shalott (1916)
John William Waterhouse, Lamia (1909)
John William Waterhouse (Roma, 6 aprile 1849 – Londra, 10 febbraio 1917)
Edward Robert Hughes, The Valkyrie's Vigil (1906)
Edward Robert Hughes (Londra, 5 novembre 1851 – St Albans, 23 aprile 1914)
Frank Dicksee, The mirror (1896)
Frank Dicksee (Londra, 27 novembre 1853 – Londra, 17 ottobre 1928)
Thomas Cooper Gotch, The Dawn of Womanhood (1900)
Thomas Cooper Gotch, The orchard (1887)
Thomas Cooper Gotch (Kettering, 10 dicembre 1854 – Londra, 1º maggio 1931)
John William Godward, Campaspe (1896)
John William Godward, (Wimbledon, 9 agosto 1861 – Londra, 13 dicembre 1922)
Frank Cadogan Cowper, La Belle Dame sans Merci
Frank Cadogan Cowper (Wicken, 16 ottobre 1877 – 17 novembre 1958)
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