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venerdì 26 febbraio 2021

Pointillisme, luci e colori nella vista

 


Mi ricordo che, quando ero poco più di un bambino, qualcuno mi enunciò in maniera un po' semplicistica la teoria dei colori e l'idea che nel bianco siano contenuti tutti i colori dell'arcobaleno. Mi misi subito all'opera: presi dalla mia scatola di tempere i sette colori dell'iride e li mescolai in una bacinella in parti uguali, sperando di ottenere un bianco perfetto. Non si fa fatica a immaginare la mia delusione quando vidi che il risultato era un bruttissimo grigiastro-marrone, quello che i tipografi chiamano "bistro".
In effetti nessuno mi aveva detto che la faccenda funziona solo con la luce, dove la miscela dei colori avviene in modo sottrattivo. Se proiettiamo diversi fasci di luci colorate con i sette colori fondamentali (ma anche con i tre colori fondamentali del video, (rosso, verde e blu) in uno stesso punto, la luminosità aumenta e nel punto centrale la luce diventa bianca o quasi bianca. Non funziona così con la materia (che non è luce), che invece funziona per miscele additive, e quindi i colori si sommano tutti insieme e creano un pasticcio.


E' stato Isaac Newton (1642 – 1726) a dimostrare, nell'anno successivo al 1665, la natura composta della luce. Secondo Newton quando un raggio di luce (che lui definisce "bianca") colpisce la superficie di un prisma di vetro con un certo angolo, una parte del raggio viene riflessa dalla superficie del prisma mentre la parte restante attraversa il prisma e ne esce scomposta nelle famose bande colorate dell'iride.
Per i pittori, come dimostra il mio esperimento infantile, questa teoria è di scarsa utilità, mentre la è per i tecnici delle luci a teatro e per i costruttori di computer. La grande intuizione di Newton è stata quella di ipotizzare che la luce sia composta da particelle di differenti colori, e che ogni colore viaggi con una propria velocità, compresa tra quella del rosso (il più veloce) e quella del violetto (il più lento). La teoria sarà poi meglio specificata da concetti come frequenza e lunghezza d'onda, ma non stiamo troppo a lambiccarci il cervello. Ciò che ci interessa è invece la visione di Goethe, che con Newton non era molto d'accordo.
Goethe (1749 – 1832) afferma che non è la luce bianca a scaturire dalla sovrapposizione dei colori, ma esattamente  il contrario; i colori non sono cioè «primari», ma nascono dall'interazione della luce col buio, cioè da opposte polarità. Di fatto, i colori consistono in un offuscamento della luce, o nell'interazione di questa con l'oscurità.
L'opera di Goethe è stata un importante presupposto per lo sviluppo della scienza della colorimetria.

L’idea da cui Goethe parte, è quella di provare a verificare le affermazioni di Newton. Si fa prestare prismi ed altri attrezzi per effettuare le diverse sperimentazioni, poi effettua una osservazione rapida attraverso il prisma di una parete bianca e nota quasi immediatamente che la luce bianca “in sè” non dà luogo ai colori, ma questi sorgono quando vi è nella parete un ombra, una macchia, un buco. Allora capisce che i colori nascono dal “dialogo” tra luce ed oscurità. La teoria di Goethe trova consensi anche nell'antroposofica di Steiner  (1861 –  1925).
Secondo Newton e la fisica ufficiale, noi vediamo un corpo rosso perché la sua superficie assorbe tutte le frequenze ottiche, tranne quelle del rosso. Sentite cosa dice Steiner riguardo questa affermazione:
“e da che oggi i fisici i sono impadroniti del fenomeno dei colori e considerano la dottrina dei colori come una parte dell’ottica, abbiamo pure le spiegazioni, degne della fisica moderna, sul carattere dei colori dei corpi. Troviamo per esempio una spiegazione molto importante: perché un corpo è rosso? Un corpo è rosso perché assorbe tutti gli altri colori e riflette soltanto il rosso. Questa spiegazione è degna della fisica moderna, perché è formata secondo il principio logico secondo cui un uomo sciocco sarebbe tale per aver assorbito tutta l’intelligenza, irradiando verso l’esterno solo la stupidità.” Naturalmente non è che Steiner non comprendesse la teoria fisica, ma provocatoriamente voleva affermare, come Goethe, he i colori hanno anche un aspetto qualitativo, e non solo quantitativo. Che l'essere rosso è una qualità legata ad un oggetto rosso, che la nostra relazione con il colore è un’esperienza intima, e che la matematica non può render ragione di un’esperienza sensoriale, emotiva e sentimentale con un semplice dato numerico.

La questione trova una soluzione applicativa, quella che adottarono i Pointillistes, negli studi di Michele Eugene Chevreul (1786-1889),  uno scienziato che studia il colore ed incide in modo determinante sulla storia dell'arte. Le sue scoperte sull'influenza reciproca dei colori e il suo sistema di classificazione dei colori vengono studiate e applicate da molti pittori.
Chevreul si rende conto  che certe tonalità di rosso, se accostate al verde, risultano vivaci, mentre se accostate al giallo tendono ad essere più spente. Sostanzialmente Chevreul capisce quel fenomeno chiamato "interazione del colore", ovvero il fatto che due colori accostati tra di loro tendono a tingersi l'un l'altro del corrispettivo colore complementare. Il giallo tende a colorare di un blu-viola i colori vicini, il rosso di un verde, il blu di un giallo caldo, tendente all'arancione. Dall'osservazione e dallo studio di questi fenomeni Chevreul formula la legge del "contrasto simultaneo": due colori adiacenti, vengono percepiti dall'occhio in modo diverso da come sono in altri contesti. Il principio del "contrasto simultaneo" crea l'aumento di luminosità dovuto all'accostamento di due colori complementari. Chevreul capisce e verifica che ogni colore steso su un foglio bianco presenta ai lati un'aura del suo colore complementare. Così, se si accostano due colori complementari, l'aura di uno rafforza quella dell'altro aumentandone la luminosità.
Gli studi di Chevreul sono stati ripresi verso il 1885 da Seurat, che su questi studi fonda il Puntinismo: ciascun colore è influenzato dal colore cui è posto accanto e quindi i colori non dovranno essere mescolati ma anzi accostati, soprattutto i colori complementari, così da creare il contrasto simultaneo.
La “miscela” dei colori in questo modo non avviene nel quadro ma viene compiuta dall’occhio dell'osservatore. I Pointillistes per rendere questi effetti  applicavano i colori sotto forma di punti. Gli effetti non sono sempre di grande riuscita, forse a causa di una dimensione eccessiva dei punti, che obbligano lo spettatore ad allontanarsi molto dal quadro per coglierne gli effetti (oppure, in altri casi, sono ormai lontani dal desiderio di produrre "un effetto" e sono alla ricerca di strade simboliste che vanno oltre la figurazione). A mio parere gli effetti più suggestivi sono nel divisionismo italiano, che però è più cauto, più accurato e rigoroso e fa un uso più temperato dei colori primari. Nonostante ciò, la pittura puntinista accentua e valorizza la percezione dell’insieme e dei colori puri iniziata dagli Impressionisti, e ci dà un’idea magica e “corpuscolare” della realtà.

Abbiamo già incontrato Seurat e Signac nel post-impressionismo, a cui si aggiunge qualche sperimentazione pointilliste di Matisse (che vedremo nella sua poiedricità più avanti) e la straordinaria figura di Vladimir Baranoff-Rossine e di altri non meno interessanti. Il Pointillisme nasce in un certo senso da una esasperazione tecnica di quanto già avevano compreso e praticato gli impressionisti sulla scomposizione del colore; in Francia continua a ricercare la suggestione paesaggistica, mentre in Italia si traduce in divisionismo (che vedremo nel prossimo capitolo), una pittura di grande impatto visivo, che però non si limita al paesaggio, ma si accosta ai temi simbolisti, alle narrazioni di vita quotidiana, alla pittura sociale. 

 

 


Maximilien Luce, Port de Londres, la nuit (1894)


Maximilien Luce,  La seine aux gresillons (1894 )


Maximilien Luce, La Seine à Herblai (1890)

 

 
Maximilien Luce, Jour de marché à Gisors (1897)


 
Georges-Pierre Seurat, Un dimanche après-midi à l'île de la Grande Jatte (1884)


 
Georges-Pierre Seurat, La Seine et la Grande Jatte au Primtemps (1881)


 
Georges-Pierre Seurat, La Charette attelée (1883)


 
Paul Signac, Femmes au puits, Provence  (1892)

 

 
Paul Signac, L'Hirondelle à vapeur sur la Seine (1901)

 

 
Paul Signac Palais des Papes, Avignon (1909)
 
 
 
 
Paul Signac, Pins à Saint Tropez (1909)


Paul Signac, Le chemin de fer à Bois Colombes (1886)


 
Paul Signac, La Calanque (1906)


Georges-Pierre Seurat, La Seine et la Grande Jatte au Primtemps (1881)
 
 
 
Paul Signac, Vue du Port de Marseille (1905)


Vladimir Baranoff-Rossine Sunset on the Dnieper 1908 

 

Henri Edmond-Cross, Le lac au bois de Boulogne  (1899)



Henri Edmond-Cross, Antibes, apres midi (1908)
 
 

Henri Edmond-Cross, Rivière à Saint-Clair (1908) 
 
 

Henri Edmond-Cross, La forêt (1906-1907)





Theo van Rysselberghe, Coucher de soleil à Ambleteuse (1899) 



Henri Matisse, Luxe, Calme et Volupté (1904)

 

 

 

Georges-Pierre Seurat (Parigi, 2 dicembre 1859 – Gravelines, 29 marzo 1891)
Paul Signac (Parigi, 11 novembre 1863 – Parigi, 15 agosto 1935)
Maximilien Luce (Parigi, 13 marzo 1858 – Parigi, 6 febbraio 1941) 
Henri-Edmond Cross (Henri-Edmond-Joseph Delacroix) Douai, 20 maggio 1856 - Le Lavandou, 16 maggio 1910) 
Théo van Rysselberghe (Gand, 23 novembre 1862 - Le Lavandou, 14 dicembre 1926)
 
Wladimir Davidovich Baranoff-Rossine (Cherson, 13 gennaio 1888 – Campo di concentramento di Auschwitz, 1944)  
Ucraino naturalizzato francese, di origine ebraica, artista poliedrico dell'avanguardia simbolista,  cubista e futurista, inventore di strumenti musicali. Osservando la sua opera ampiamente (per quanto è possibile) ci si rende conto che sono presenti molti innesti che germoglieranno in nuove forme d'arte. Studia a San Pietroburgo, nel 1910 si trasferisce a Parigi, dove risiede fino al 1914. Torna a Mosca per poi emigrare in Francia nel 1925. Deportato ad Auschwitz, un campo di concentramento tedesco e lì assassinato nel 1944 dai Nazisti. 

 

Simbolismo, messaggi oltre l’immagine


 
Il Decadentismo comincia a pervadere l’Europa a partire dalla seconda metà dell'Ottocento e dura fino agli inizi del Novecento. Si tratta di un movimento culturale, ma anche di un certo modo di sentire che attraversa la società. In sostanza esprime una certa stanchezza per la razionalità del positivismo scientifico e del naturalismo e vuole riscoprire una dimensione più intima, più libera, più spirituale e più emozionale. Il termine ha al principio una connotazione negativa: come abbiamo già detto, si definisce décadent l’atteggiamento nato dalla nuova generazione dei “poeti maledetti”, che danno scandalo incitando al rifiuto della morale borghese. Il tema della "decadenza sociale" e della crisi di valori, con forti risvolti esistenziali, viene provocatoriamente adottato nel 1883 proprio da quel gruppo di scrittori, che intitolano la loro rivista con il nome di Le Decadent, destinata ad affrontare i vari aspetti della crisi da un punto di vista provocatorio e rivoluzionario. Nello stesso anno, il poeta Paul Verlaine pubblica Poètes maudits, dedicato ai tre suoi amici Corbière, Mallarmé e Arthur Rimbaud, che da allora in poi diventano i "poeti maledetti". Quell’etichetta veste gli esponenti del decadentismo di una certa aura mitica, che continuerà nei loro epigoni.  Col tempo, il termine decadentismo assume anche un significato positivo, inteso come nuovo modo di pensare, come diversità ed estraneità rispetto alla società contemporanea. Su queste idee “decadenti”, nel decennio 1866-1876, si impone in Francia il movimento artistico letterario e pittorico del Simbolismo. La poesia dei simbolisti è antirealistica, ha come riferimento un modello astratto di “compostezza classica” e aspira al recupero partecipato e vivo di modelli antichi. Per questi poeti e artisti l’arte deve isolarsi, non farsi contaminare dalle problematiche sociali. Tra tutti, svetta la figura di Charles Baudelaire (sull’importanza di Baudelaire Calasso ha scritto un bellissimo libro, La Folie Beaudelaire), se pure in una posizione del tutto autonoma. Ha uno stile sregolato e fuori dagli schemi, è poco interessato al giudizio della gente e persegue l’idea di una “poesia pura”, senza mediazioni, libera da ogni preoccupazione morale o educativa, nella quale la suggestione delle parole e dei simboli è alla base dell’ispirazione.
Il simbolo è qualcosa "che sta in luogo di”, ma è soprattutto un collegamento tra immagine e ideale, tra vita terrena e vita spirituale, tra realtà concreta e mondo interiore. E’ qualcosa di molto diverso dall’allegoria, che in confronto alle potenzialità semantiche del simbolo, resta una semplice figura retorica.
La simbolizzazione è una delle componenti fondamentali dell’animo umano che spesso traduce in immagini concetti e emozioni che le parole non bastano ad evocare con immediatezza. Il simbolo riesce ad esprimere contenuti complessi, universali, mitici, come sostiene anche la psicanalisi, che nasce proprio in questo periodo.
Il Simbolismo come corrente artistica si afferma in Francia a partire dal 1885 circa. Il 18 settembre 1886, il letterato Jean Moréas pubblica in una pagina di Le Figaro il Manifesto della poesia simbolista, indirizzato anche alla pittura ed alle altre forme d'arte. L’arte è intesa come espressione concreta e analogica dell’Idea, come momento di incontro e di fusione tra i sensi e lo spirito, includendo in questa idea di spirito anche il senso mistico. Si può parlare anche di religione, ma forse senza stabilire troppi confini tra le diverse confessioni: la religiosità dei simbolisti spazia dal panteismo al pagano ai valori cristiani.
La pittura che ne deriva è raffinata, ricca di sensibilità, di trascendenza, di mitologia. Vuole esplorare quelle suggestive regioni della coscienza umana che sono ai confini, vuole aprire una porta sullo spazio iper-sensibile dell’anima, tra realtà e sogno. Uno spazio fino ad oggi quasi inesplorato da qualsiasi indagine artistica, se si escludono certi dipinti di Gauguin e di ancora più Rousseau che possono essere considerati due precedenti dell’arte simbolista.
Abbiamo già visto qualcosa di Gauguin e Rousseau (vedi capitolo "Un peu plus loin..."); adesso, per introdurre meglio l'argomento, cominciamo con alcuni dipinti tra coloro che sono ritenuti gli altri precorritori, gli ispiratori, talvolta addirittura gli "iniziatori" di questo movimento. Il Simbolismo avrà manifestazoni molto diverse nelle diverse nazioni, e in genere si associa all'Art Nouveau, anche se per la verità la precede di poco e la permea dei suoi significati. Bisogna comunque sottolineare  che il Simbolismo assume tra le manifestazioni più belle e significative in Austria e in Svizzera, (dove il Liberty si chiamerà Jugendstil), generando figure grandiose come quelle di Gustav Klimt o di Arnold Böcklin, e in Italia (dove si chiamerà Liberty) con la magistrale presenza di Gaetano Previati.
 
 
Pierre Puvis de Chavannes, Sulla riva del mare
 
 

Pierre Puvis de Chavannes, Le bois sacré (1884)



Pierre Puvis de Chavannes, L'été 


Pierre Puvis de Chavannes, Le Pauvre Pêcheur (1881)
 
 

Odilon Redon, Mystery (1910)
 
 
Odilon Redon, La cellule d'or (1892) 
 
 
Odilon Redon, Musa su Pegaso, (c.1900)
 
 
Odilon Redon, Ciclope, (1914)
 
 
Gustave Moreau, Orpheo (1865)
 

Gustave Moreau, Hésiode et la Muse (1891)
 
 
Gustave Moreau, Desdemona (1875)
 

Gustave Moreau, Oreste et les Erinyes (1891)
 

Gustave Moreau, Diomede divorato dai suoi cavalli (1865)
 

Pierre Bonnard, Le porte-fenêtre avec chien (1927)
 
 
 
 
 
Pierre Bonnard La Palme (1926)
 
 
 
 
Gustave Moreau (Parigi, 6 aprile 1826 – Parigi, 18 aprile 1898)
Pierre Puvis de Chavannes Pierre Puvis de Chavannes (Lione, 14 dicembre 1824 – Parigi, 24 ottobre 1898)
 
Odilon Redon (Bertrand-Jean Redon) (Bordeaux, 20 aprile 1840 – Parigi, 6 luglio 1916),
I suoi artisti preferiti (Francisco Goya, Edgar Allan Poe, Charles Baudelaire) e le sue amicizie (Paul Gauguin, Stephane Mallarmé, André Gide) collocano Redon nell'ambito di quel simbolismo del qualeè precursore e uno dei più autentici rappresentanti in campo figurativo.
 
Félicien Joseph Victor Rops (Namur, 7 luglio 1833 – Essonnes, 23 agosto 1898)
Louis Anquetin (Étrépagny, 26 gennaio 1861 – Parigi, 19 agosto 1932)
Émile Bernard (Lilla, 28 aprile 1868 – Parigi, 16 aprile 1941) 

Pierre Bonnard (Fontenay-aux-Roses, 3 ottobre 1867 – Le Cannet, 23 gennaio 1947)

E’ interessato al soprannaturale; le sue ricerche esoteriche lo allontanano dal realismo e dal naturalismo impressionista con cui ha iniziato e lo avvicinano ad una pittura simbolista, destando perfino l'ammirazione di Apollinaire. Per allontanarsi dalla sua formazione, mette in campo una pittura più meditata, ma con un uso più incisivo del colore. I suoi modelli stilistici sono le opere del periodo bretone di Gauguin e le stampe giapponesi, enfatiche e cariche di significati simbolici. Nel 1888 è tra i fondatori del gruppo dei Nabis (che vedremo prossimamente) e con i quali espone al Salon des Indépendants a partire dal 1891.

Eugène Carrière (Gournay-sur-Marne, 16 gennaio 1849 – Parigi, 27 marzo 1906)
Maurice Denis (Granville, 25 novembre 1870 – Saint-Germain-en-Laye, 13 novembre 1943)
Eugene Grasset (Losanna, 25 maggio 1841 – Sceaux, 23 ottobre 1917)
Maximilián Pirner (Schüttenhofen, 13 febbraio 1854 – Praga, 2 aprile 1924) pittore ceco
Henry Daras (Rochefort (Charente-Maritime) 9 dicembre 1850 - Angoulême 10 maggio 1928)


La scuola di Pont-Aven  (1886-1894)
 
Buona parte dell'espressività del simbolismo è già presente nelle opere di Gauguin (di solito viene collocato negli Impressionisti, ma noi non lo abbiamo fatto), anche se Gauguin non può essere neanche definito realmente un simbolista perché il suo dipingere si origina da altre pulsioni e ha altri obiettivi, come il sogno del paradiso perduto che lo lega all'arte primitiva, alla sua lontananza fisica dall'epicentro culturale e allo studio dei colori ed alla loro resa. Un gruppo di pittori si riunisce intorno a Paul Gauguin a Pont-Aven in Bretagna. I principi fondamentali della loro pittura partono dal rifiuto della copia dal vero, esaltando la memoria e l’immaginazione. I pittori simbolisti intendono fissare sulla tela una nuova dimensione  della realtà, più intima, effettuando una specie di doppia fuga: verso il passato, nei ricordi, e verso l’esotico, nella fantasia. Gauguin, che procede per i fatti suoi, con la sua forma personalissima di simbolismo, è disinteressato al dibattito estetico che si sviluppa intensamente sulle più importanti riviste francesi e negli scritti di filosofi e letterati. In realtà Moltialla scuola di Pont-Aven sono ancora legati ad una sorta di dipinto paesaggistico post-impressionista, ma in ognuno di loro è evidente lo sforzo per trovare nuovi moduli narrativi, capaci di ridefinire in modo ireeale ed enfatizzato la realtà.




 
Roderic O'Conor, The Glade (1892)

 
Roderic O'Conor, L'Approche de Lezaven, Pont Aven (1894)
 
 
 
 
Armand Seguin, Les paradis artificiels (1895)


 
Armand Séguin, Les Fleurs du mal (1892)


 
Emile Bernard, Après-midi à Saint-Briac (1887)


 
Charles Laval, La Barrière (c. 1889)


 
Charles Filiger, Le Jugement dernier (1891-1894)


 
Maxime Maufra, Vue du port de Pont Aven (1864)


 
Jacob Meyer de Haan, Nirvana (1890)


Paul Sérusier,  Les Heures (1919)

 
 
 
Émile Bernard (Lilla, 28 aprile 1868 – Parigi, 16 aprile 1941)
Charles Laval (Parigi, 17 marzo 1862 – Il Cairo, 27 aprile 1894)
Henry Moret (Cherbourg, 12 dicembre 1856 – Parigi, 5 maggio 1913)
Maxime Maufra (Nantes, 17 maggio 1861 – Poncé-sur-le-Loir, 23 maggio 1918)
Paul Sérusier (Parigi, 9 novembre 1864 – Morlaix, 7 ottobre 1927)
Charles Filiger (Thann, 28 novembre 1863 – Plougastel, 11 gennaio 1928)
Jacob Meyer de Haan (Amsterdam, 14 aprile 1852 – Amsterdam, 25 ottobre 1895)
Armand Seguin (Parigi, 15 aprile 1869 – Châteauneuf-du-Faou, 30 dicembre 1903)
Ernest de Chamaillard (Gourlizon, 9 dicembre 1862 – Eaubonne, 30 settembre 1931)
Roderic O'Conor (irlandese, ma vive a Parigi) (Castelplunket, 17 ottobre 1860 -  Nueil-sur-Layon,18 marzo 1940)



Austria
 
 
Gustav Klimt, Judith (1901)
 

Gustav Klimt, Hygieia. Detail aus der Medizin (1907)
 
 
Gustav Klimt, Bauerngarten mit Kruzifix (1912)

Gustav Klimt, Die Jungfrau (De maagd) (1912-13)
 
Gustav Klimt, Allee vor Schloss Kammer (1912)

Gustav Klimt, Mutter und Sohn (1905)

 
Gustav Klimt, Wasserschlangen (Serpente d'acqua) (1904)
 
 
Gustav Klimt (Vienna, 14 luglio 1862 – Vienna, 6 febbraio 1918)
è il maggiore esponente della Secessione viennese, la cui pittura, stilisticamente molto originale, si basa sempre su soggetti di tipo simbolico. E' diventato una delle superstar dell'arte. I suoi dipinti si trovano sulle magliette, i grembiuli da cucina e nei souvenir e nel tritatutto contemporaneo è diventato l'emblema della pittura in epoca Liberty. Ma Kimt è un raffinato simbolista, con uno stile decorativo unico e capace di mettere insieme un nuovo ideale di bellezza femminile (le donne esili ed eteriche della Belle Epoque) con le allegorie e le metafore che trasfigurano i corpi e le cose e le proiettano nella dimensione onirica dei simbolisti.
 


 
 
 
 
 
 
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Germania
 
 
FranzVonStuck, Lucifer (1890)

 
FranzVonStuck, La danza di Salomé (1906)

 
FranzVonStuck, Cenerentola (1899)
 
 
 
FranzVonStuck, Studio per La Primavera (c. 1900)

FranzVonStuck, Die Sünde (Il peccato) (c. 1900)
 


Franz von Stuck (Tettenweis, 23 febbraio 1863 – Monaco di Baviera, 30 agosto 1928)
pittore simbolista-espressionista, nonché scultore, illustratore e architetto tedesco.
Nel 1892 fonda  insieme ad altri artisti il movimento modernista della secessione di Monaco, antesignano, assieme ad altre secessioni, dell'esperienza dell'Art Nouveau. E' un insegnante di Wassily Kandinsky e di Paul Klee.
 
 
 
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Belgio
 
 
 File:James Ensor The Rower.jpg
James Ensor, The rower (1883)
 


Jean Delville, L'Ecole de Platon (1898)
 
 
Jean Delville, La Méduse (1893)


James Ensor (James Sidney Edouard, Barone di Ensor) (Ostenda, 13 aprile 1860 – Ostenda, 19 novembre 1949) 
Naturalmente Ensor qui è solo agli inizi della sua carriera che lo porterà lontano, fino ad essere uno dei fondatori dell'Espressionismo (che vedremo più avanti)

Jean Delville (Louvain 19 gennaio 1867 – Forest (Bruxelles) 19 January 1953)
Fernand Khnopff (Fernand Edmond Jean Marie Khnopff) (Grembergen, presso Dendermonde, 12 settembre 1858 – Bruxelles, 12 novembre 1921) 
 
 
 
 
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Svizzera
 
 
Arnold Böcklin, Die Heimkehr (Ritorno a casa) (1887)
 
 
Arnold Böcklin: Der Heilige Hain (Il bosco sacro) (1886)
 
 
Arnold Böcklin, Der Heilige Hain (Il bosco sacro) (1882)
 
 
 
Arnold Böcklin, Die Toteninsel (L'isola dei morti)  prima versione (1880)
 
 
Arnold Böcklin, Die Toteninsel (L'isola dei morti) terza versione (1883)
 
 


  
Arnold Böcklin, Mondscheinlandschaft mit Ruine (1849)
 
 
Arnold Böcklin (Basilea, 16 ottobre 1827 – San Domenico di Fiesole, 16 gennaio 1901)
che colloca la sua pittura negli spazi tra realtà e sogno. E' un magnifico interprete di atmosfere irreali, ma rese così plausibili e percepibili da catapultarci in spazi senza tempo che aprono gli occhi dell'anima.
 

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Italia (vedi Divisionismo)
 
In Italia i temi simbolisti si esprimono di frequente con il linguaggio pittorico del Divisionismo (che vedremo tra brevissimo). I temi del simbolismo qui sembrano più inclini a un ideale sovramondano spesso colorato di valori cristiani. Tra tutti i mosi di "pescare nell'inconscio" messi in campo dal simbolismo, in Italia si sceglie la via più spirituale.
 
Giovanni Segantini, L’Amore alla fonte della vita, 1896
 
 

Aristide Sartorio, Le Vergini savie e le Vergini stolte (1890-91)
 
 
Aristide Sartorio, la Sirena, abisso verde (1900)
Sartorio ha fatto questo dipinto di ritorno da Londra, dopo aver visto una mostra dei Preraffaelliti
 

Aristide Sartorio, Il risveglio (1908)

Gaetano Previati, Madonna dei gigli (1894)
 
 
Gaetano Previati, Il sogno (1912)

Gaetano Previati, La danza delle ore (1899)

Gaetano Previati, I funerali di una vergine (1895)

Gaetano Previati, Maternità (1890-91)

Giorgio Kienerk, L’Enigma Umano (1900)
 
Gaetano Previati, Via al Calvario (1901-1904)


 
Gaetano Previati (Ferrara, 31 agosto 1852 – Lavagna, 21 giugno 1920)
Giulio Aristide Sartorio (Roma, 11 febbraio 1860 – Roma, 3 ottobre 1932)
Adolfo de Carolis (Montefiore dell'Aso, 6 gennaio 1874 – Roma, 7 febbraio 1928)
Giovanni Segantini (Arco, 15 gennaio 1858 – monte Schafberg, 28 settembre 1899)
Giorgio Kienerk (Firenze, 5 maggio 1869 – Fauglia, 15 febbraio 1948)

Inghilterra 
 
In Inghilterra, come abbiamo visto, il Decadentismo è interpretato dai Preraffaelliti. Tracce di simbolismo sono nelle opere di Dante Gabriel Rossetti. Ma nel clima decadente di fine secolo, guidato dalla figura di Oscar Wilde, emerge in Inghilterra la figura di Aubrey Beardsley, bozzarro personaggio dalla vita particolare, illustratore, scrittore e pittore. Lavora in bianco e nero ed è influenzato dallo stile giapponese che è di moda. E' attratto dalla mitologia e dalla saga di Camelot a cui dedica una serie di famose illustrazioni, da cui vennero tratte delle litografie.
 


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Aubrey Beardsley,  The Beale Isoud at Joyous Garden
 
 
 
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Aubrey Beardsley, The kiss og Judas



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  Aubrey Beardsley, How King Marke found Sir Tristan
 
 
 Aubrey Beardsley (Aubrey Vincent Beardsley) (Brighton, 21 agosto 1872 – Mentone, 16 marzo 1898)