Ci stiamo avvicinando all'epoca per cui ho "fabbricato" questo blog, e cioè l'arte dell'Ottocento e del primo Novecento. Nell'introduzione ho spiegato perché - secondo me - l'arte di cui ci occuperemo è quella che in genere piace di più ai non addetti ai lavori. I motivi della qualità che noi (come non addetti ai lavori) attribuiamo a quell'arte, non sono pochi e non sono banali. Ribadisco quindi che tutte queste annotazioni non sono altro che necessarie premesse che faccio (anche a me stesso) per arrivare a ciò che mi piace veramente guardare. In effetti guardando le opere meravigliose del Settecento, io non riesco ancora a provare quel trasporto, quell'emozione e quell'autentico piacere che provo quando guardo un dipinto dei Macchiaioli. Eppure tutto ciò che accade nell'arte non sarebbe potuto accadere se prima non ci fosse stato quello che c'è stato. Illuminismo e Neoclassicismo (cioè "pensiero" e "stile") caratterizzano il XVIII secolo, ad una lettura superficiale ci sembrano "razionalità" e "rigore formale", cioè un passo di emancipazione rispetto al Barocco. Ma ogni emancipazione non è solo un'opposizione a ciò che precede; è anche una scoperta. E in particolare a me sembra che il Neoclassico cominci a tentare di frugare nell'anima. Lo fa con discrezione, con tono formale, ma se il Barocco ha tentato di entrare in noi con lo stupore, il clamore, direi perfino "lo spavento", il Neoclassico bussa alla nostra porta e chiede permesso.
Dal punto di vista di temi e soggetti, verso i neoclassici io non provo un particolare interesse. Come sempre accade nella storia dell’arte, all’affermarsi di un movimento ne succede un altro che vi si oppone. Ai fasti fantasiosi del Barocco il Neoclassicismo oppone un rinnovato interesse per l'arte antica, in particolar modo verso quella greco-romana. Ritorna in campo il desiderio di “magnificenza pulita” dello stile classico, alimentato dal pensiero illuminista. Un pensiero che, tra le altre cose, “inventa” l’archeologia, quindi l'interesse per l'antichità. Rinasce anche l’interesse per la natura, che il Barocco aveva preso solo in senso allegorico o metaforico: per gli artisti neoclassici l’interesse per la natura non si orienta verso la riproduzione realistica e la fedeltà ai particolari, vuole estrarne l'essenza. Ecco, penso che il contenuto innovativo sia qui. L’atteggiamento psicologico e mentale è una cifra distintiva del Neoclassico ed è presente anche nel rapporto con l’arte antica. L'opera che fa l'artista neoclassico non deve essere una copia, ma una “imitazione”, basata sul recupero dello spirito ispiratore.
La Francia, con le due grandi presenze della rivoluzione dell'impresa napoleonica, acquista quel ruolo centrale che la caratterizzerà per i prossimi secoli.
Joseph-Marie Vien, Alcibiade ferito (1769-70)
Joseph-Marie Vien (Montpellier, 18 giugno 1716 – Parigi, 27 marzo 1809)è ritenuto il padre del Neoclassico francese,lascia tracce indelebili nella chiesa di Sainte-Marthe, di concezione grandiosa e lirica (ancora con tentazioni barocche) Dal 1748, si cimenta col genere del ritratto di fantasia. Dopo le critiche per gi eccessivi riferimenti ai modelli italiani, Vien si rivolge agli esempi francesi del XVII secolo, con la passione per l'antichità e le scoperte archeologiche che lo portano a dipingere fanciulle abbigliate alla greca in interni ornati di colonne di marmo, vasi etruschi o tripodi, soggetti vicini alle scene di genere, ma trasposti nell'antichità classica.
Jacques-Louis David, Ritratto di Madame Récamier (1800)
Jacques-Louis David , Ritratto di Madame Raymond de Verninac (1798-99)
Jacques-Louis David (Parigi, 30 agosto 1748 – Bruxelles, 29 dicembre 1825)
Altro grande protagonista dello stile neoclassico in Francia, è il punto di riferimento fondamentale dal periodo della rivoluzione alla caduta di Napoleone. Nasce a Parigi in una famiglia borghese molto agiata nell'agosto del 1748 , studia all'Académie Royale ed ha come maestro Vien. Un suo viaggio in Italia viene fortemente influenzato dall'arte classica e lo porta a sviluppare velocemente il suo stile neoclassico, rappresentando soggetti dal mondo antico e basandosi sulla scultura Romana per forme e posture.
Bernardo Bellotto (Bellotti) (Venezia, 30 gennaio 1721 – Varsavia, 17 ottobre 1780) è un "vedutista", pittore e incisore, cittadino della Repubblica di Venezia. È anche conosciuto con il nome di Canaletto, che usò su suggerimento dello zio Antonio Canal, titolare dello stesso pseudonimo e anch'egli celebre pittore di prospettive e di piazze. Ma in Bellotto (vedi il cielo di Varsavia) compare già un primo sintomo romantico e il contesto atmosferico acquista una nuova rilvanza.
Jean-Auguste Dominique Ingres (Montauban, 29 agosto 1780 – Parigi, 14 gennaio 1867) . Figlio di un bravo incisore, anch'egli fu influenzato dall'arte italiana, in particolare quella del Quattrocento. Ingres rimproverava ai contemporanei di essere ancora barocchi. In effetti a me sembra essere il più innovativo, soprattutto per la ricerca espressiva del disegno in quanto tale, tecnica nella quale è un ineguagliabile maestro. Diceva: "il disegno non consiste semplicemente nel tratto: il disegno è anche l'espressione, la forma interna, il piano, il modellato. Che cosa resta d'altro? Il disegno comprende i tre quarti e mezzo di ciò che costituisce la pittura".
Anche se ci eravamo riproposti di non parolare di scultura, parlando di Neoclassico è impossibile non mostrare almeno un dettaglio di un'opera scultorea di Antonio Canova. L'opera che mostro rende a mio parere perfettamente l'idea neoclassica. Cioè: l'ispirazione è chiaramente greco-romana, ma non solo non si tratta di una "copia", vi è proprio l'aspirazione di riportare in vita gli ideali neoclassici di armonia, di purezza, di bellezza portandoli alla loro estrema essenza. C'è chi dice che le opere di Canova siano perfino "troppo" belle, ma al loro cospetto è innegabile che siamo conquistati da quella specie di perfezione che ci fa dimenticare la recnica, il soggetto e il materiale, e vediamo aleggiare l'armonia tutto inorno alla statua.
OLtre ad Antonio Canova (Possagno, 1º novembre 1757 – Venezia, 13 ottobre 1822), se vi fa piacere non trascurate uno sguardo alle opere di Luigi Acquisti (Forlì, 1745 – Bologna, 1823) e di Bertel Thorvaldsen (Copenaghen, 17 novembre 1770 – Copenaghen, 24 marzo 1844).
Nessun commento:
Posta un commento