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lunedì 2 dicembre 2013

Alcuni commenti di rilievo

Riporto qui di seguito, per una lettura di raccordo, alcuni commenti dei contributors di questo blog. Mi sembra che ci siano un bel po' di presupposti per alimentare il nostro piccolo dibattito, che come suggerisce MarioJan, potrebbe ripartire dall'interrogarsi sulle finalità del fare.
Sull'intervento alla polvere da sparo di Jerry (che chiama in causa nuovamente il saper fare), posso solo dire che forse non tutto il dopo Duchamp è da buttare, e ribadisco che avendo Duchamp spostato l'attenzione dal risultato all'atto, è bastato fare atti artistici e liberarsi della tecnica come di un inutile fardello. La cosa secondo me non ha avuto solo risvolti negativi; il problema vero è che Duchamp ha azionato lo skàndalon (nell'antica Grecia così si chiamava l'asticella che fa scattare la trappola) e molti ci sono caduti dentro, credendo che se Duchamp aveva esposto un orinatoio, trent'anni dopo fosse altrettanto eversivo e geniale esporre un bidè.
C'è poi l'interessante intervento di Luisa, che ribalta (se interpreto bene) tutto il processo artistico nello spettatore: avendo un accesso adeguato, tutta l'arte si squaderna e diventa godibile, forse addirittura migliore dell'opera, se lo spettatore è migliore dell'autore.
Luca (il cui contributo è arrivato via mail) sembra voler ribadire i capisaldi dell'arte sic et simpliciter (si fa per dire!) e, da artista, suggerisce di non preoccuparsi tanto del chiacchiericcio dell'arte e sull'arte, ma di lavorare seriamente con completa onestà intellettuale.

Mi sembrano tutti contributi di grande rilievo e ottimi stimoli per ampliare la discussione (anche se forse c'è in tutti, e anche nel sottoscritto) un po' di riduzionismo)


Mario Jan

02 marzo 2013 10:09
Mi viene un'idea, sono capace di realizzarla, sono capace di mostrarla.
Oppure:
Gioco,
sono capace di trovare una cosa speciale, sono capace di mostrarla.
"capace" è importante.

12 marzo 2013 14:32
Fare per narrare - Fare per sfoggiare
Fare per amor di fare - Fare per usare
"fare per narrare" è la frase più femminile che ho sentito in questi ultimi tempi, bella

Luca Sturolo

" il sentimento di poter creare organicamente, cioè come la natura stessa, compensa tutte le amarezze che ne sono la conseguenza - insuccesso, incomprensione, allontanamento - e, più difficile da ammettere, l'isolamento. Questo sentimento agisce come un contrappeso a tutto ciò. Dà una vera indipendenza di fronte al tempo, una pace indicibile di fronte alla natura (...)Ecco il mio scopo, uno scopo che vale forse qualche sacrificio "
Wilhelm Furtwangler 1942

" Scopo dell'arte non è una momentanea eccitazione ma la costruzione graduale di uno stato di meraviglia che dura tutta la vita "
Glenn Gould

" Vado alla finestra, guardo fuori nella notte, la montagna nera, il cielo scintillante di infinite stelle e il rumore dell'acqua. Oh, si, come i fiori anche gli uomini continuano, mai del tutto uguali, ma loro, loro dipingono e questo cambia tutto "
Alberto Giacometti 1952 " Grigio, bruno, nero (Georges Braque )"


Qualora non bastassero le opere, penso sia sufficiente confrontare questi brevi scritti di tre grandi artisti con una qualsiasi delle dichiarazioni, pseudo-provocazioni verbali e non verbali di una qualsiasi delle torve cinciallegre della cosiddetta arte contemporanea, per comprendere la differenza di forma e sostanza; quindi tutta la questione."


Jerry Marsala

Dopo Duchamp il nulla. L'arte concettuale ha fatto il suo tempo, però è di facile realizzazione. Basta trovare un bel titolo e un'efficace motivazione. I critici sono dei copywriter magnifici in questo. Lo sgomento, la sorpresa..lo scandalo di coloro che quasi un secolo fa provarono con la ruota o il cesso di Duchamp (...) oggi fa sorridere. Rimango più scioccato alla vista di blob su Rai3 o di una serata D'Alessio/Tatangelo, piuttosto che una visita alla Biennale di Venezia. Però davanti a un quadro di Bosch (Hieronymus), mi incanto ancora e scopro cose nuove. Sai come la penso: una volta i pittori, gli scultori ecc. erano prima di tutto artigiani. Maestri nella loro tecnica. L' Art Noveau/Decò, coraggiosamente, aveva rimesso in discussione stili passati, architettura, elementi decorativi, materiali, linguaggio ecc. ma con competenza, padronanza dei mezzi, potenza creativa. Poteva non piacere, d'accordo, ma immaginiamo per un momento di avere un foglio bianco davanti e una matita e proporsi di realizzare qualcosa di completamente nuovo, non da chiudere in un qualche museo ed essere "capito" da 4 intellettuali. Ma qualcosa alla portata di tutti. Bene, non ne siamo più capaci (...). Non so se Dio è morto, ma l'"arte" certamente è agonizzante.



Luisa Barabino

Le parole che spiegano un quadro, un'opera, sono quasi sempre sbagliate: le critiche artistiche sono spesso risibili, non centrano mai il concetto vero, sono esercizi di erudizione, ma non colgono il gioco e l'ironia che solo altri artisti possono cogliere. L'arte non è di tutti né per tutti. In questo senso è spesso la negazione di se stessa in quanto autoreferenziale. E' qui che porrei una seria discriminante.
E poi: la massa ama l'arte che crede di capire...
Il post tocca - lateralmente - un argomento che ero tentata di postare ieri... sentendomi in dovere di contribuire. La mia osservazione era sicuramente più semplicistica, ma interrogava sul fatto che chiunque si avvicini al mondo della creatività e dell'arte, perché ne è attratto e vuole esprimersi "artisticamente", ma è magari carente di sensibilità e educazione del gusto, finisce sempre inevitabilmente nel kitsch (del pagliaccio con lacrima, ma non solo...).
L'arte non è per tutti, non lo è mai stata e non lo sarà mai. La differenza tra un gruppo di macerie e l'installazione... non so, direi che è arte, magari, forse, dovrei vedere caso per caso, ma normalmente dura poco, perde narratività molto più in fretta di altri prodotti.
E' passato il tempo in cui la sperimentazione aveva valore artistico: siamo oltre, dove, non so. (LB)

Si teorizza dopo aver fatto; provare a fare il contrario porta all'inferno. (LB)