In genere, quando penso al Medioevo, nella mia testa prevale il colore bruno, scuro. Penso al Medioevo come a un periodo oscuro, di povertà, di paure, di battaglie dei crociati, di servi della gleba vissuti in una estrema povertà. Ma il Medioevo, tanto per cominciare, è un periodo lunghissimo: dura circa mille anni. E poi, ad indagarlo, si scopre che è anche un periodo pieno di luce, di cose preziose, pervaso da una specie di sincerità intellettuale, o per lo meno di schiettezza, forse ispirata dal “timor di Dio” (che a quell’epoca doveva essere autentico) che non si ritroverà più nella storia.
Nel corso di quel lungo periodo che noi chiamiamo Medioevo, dopo la caduta dell’impero romano che rinasce in forma nuova a Bisanzio, accadono una serie di fatti sconvolgenti e immani, come la formazione dei regni romano-barbarici, la rinascita dell’impero ad opera di Carlo Magno nel IX sec., la nascita della religione islamica nel VII secolo, l’affermarsi dominante della chiesa come centro di potere politico.
A questo si aggiunge il colossale cambiamento linguistico: l’evoluzione dal basso latino verso le lingue romanze e le lingue volgari di ceppo germanico, celtico, anglo-sassone.
C’è anche lo sviluppo del pensiero teologico, filosofico e scientifico. Un nuovo spazio di autonomia per il pensiero che permette il rinnovamento culturale dei secoli XI e XII, determinato soprattutto dall’incontro con popoli diversi (islamici e barbari). Per finire, dal 1200 in poi, la nascita delle prime università: Bologna, la prima della storia (1067), Oxford (1096), Salamanca (1134), Padova (1220).
La rinascita demografica, economica e politica dopo il Mille determina la creazione delle identità comunali nelle città, il commercio e lo sviluppo dell’economia monetaria, le crociate contro l’Islam per il predominio nel Mediterraneo, la formazione degli stati nazionali. Tutti questi eventi segnano il passaggio tra due grandi momenti dell’arte e dell’architettura, e cioè il transito dal romanico al gotico. Si tratta di un passaggio cruciale, che comporta anche un sostanziale cambio della religiosità. Se infatti l’architettura romanica è una architettura che tende a schiacciare l’uomo verso il basso. Le chiese romaniche sono molto essenziali e generalmente abbastanza “terrene”. Se entriamo in una chiesa romanica il nostro sguardo tende a rimanere “ad altezza uomo” e a rivolgersi alla fine verso l’altare, il luogo di massima evidenza. La religiosità romanica è ancora una religiosità inclusiva, tendente ad aggregare i fedeli in una comunità. Se invece entriamo in una chiesa gotica lo sguardo tende immediatamente verso l’alto. Le strutture verticali sono senz’altro il risultato di nuove tecnologie costruttive (in epoca gotica l’Europa fu quasi completamente disboscata per costruire ponteggi) ma sono anche il sintomo di una religiosità più mistica, che tende a far sentire l’uomo piccolo in confronto alla grandezza di Dio. Nelle chiese gotiche ci si sente sempre soli e piccoli.
Ma noi qui parliamo di pittura e non di architettura, anche se questo piccolo preambolo sulla architettura ha una certa corrispondenza con la pittura.
Comunque, tanto per chiarire, in epoca romanica, nessuno diceva di sè "sono un romanico", oppure: "sto facendo qualcosa di romanico". La parola “romanico” è stata introdotta nella seconda metà del XIX secolo per identificare il periodo che precede il gotico, per metterne in evidenza il carattere neolatino, mentre “gotico” indicava l'arte dei Goti, cioè gente di origine germanica. In base a questa concezione, il termine è collegato alle nascenti lingue "romanze" ed in particolare alle lingue italiana e francese.
Lo stile Romanico si sviluppa in un arco di tempo che va dall’ XI al XII secolo. La pittura romanica comprende varie manifestazioni pittoriche che compaiono nell'Europa occidentale e centrale all'incirca tra la metà dell'XI secolo e la metà del XII secolo. E’ un tipo di pittura fortemente legata alla tradizione tardo antica e bizantina che era sopravvissuta a varie vicissitudini dell’impero, tra cui in primo piano le invasioni barbariche.
Affreschi dell'Abbazia di Saint Savin (fine dell'XI secolo), nella regione di Poitou-Charentes."il supplizio della ruota", "l'Arca di Noè", "La torre di Babele e la divisione delle lingue". Una vasta opera d'arte che rappresenta scene dell'Antico Testamento (patrimonio dell'umanità). Come ben si intende, sulla scelta dei soggetti non c'era molta creatività (lo dico ironicamente), si stava sempre sulla religione. Ma intanto lo spirito costruttivo degli artisti era già all'opera: osservate la composizione e la struttura di queste opere senza scendere nei dettagli. Scoprirete la loro architettura e il sapiente rapporto tra chiaro e scuro.
A Venezia, la Basilica di San Marco, eretta per ospitare le spoglie del Santo Protettore; gli interni con gli antichi mosaici e gli affreschi della Cupola con le storie della Genesi, realizzati da artigiani bizantini. La loro lavorazione, iniziata nel XII secolo, è durata più di cent’anni. Se l'obiettivo era celebrare la Gloria di Dio, direi che qui è perfettamente raggiunto (bisogna vedere questa cupola dal vivo almeno una volta nella vita)
Uno degli affreschi romanici universalmente più celebri è Cristo in Maestà (Majestas Domini 1123), opera realizzata nel 1123 per decorare la Cupola di San Clemente, nella spagnola città di Tahull, ed attualmente conservato al Museo d'Arte di Catalogna. Un capolavoro che risplende per l'intensità dei colori e la purezza del bianco, in una composizione magistralmente armoniosa.
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