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domenica 7 marzo 2021

La bellezza modernista della Belle Époque

cusate, non vorrei aver esagerato con il post sulla Scuola di Parigi e aver trasmesso l'idea che le avanguardie artistiche e le opere di personaggi come Picasso o Léger avessero già catapultato lo scenario visivo generale verso prospettive così moderne. Per questo mi propongo con questo capitolo di trasmettere con migliore precisione qual'è il gusto dell'epoca, le cosiddette "tendenze", quali atmosfere e quali scenari caratterizzino questo particolarissimo momento di passaggio.  Il cambio di secolo porta nel mondo una nuova idea di bellezza e un nuovo stile che si diffonde rapidamente in tutta l'Europa. Oggi la critica d’arte tende ad unificare questa ventata di novità con l’unico termine di Modernismo ma per il pubblico questa ondata che a grandi linee coincide con la Belle Époque , ha nomi più conosciuti, che cambiamo a seconda delle nazioni.

Lo chiamiamo Art Nouveau in Francia, Liberty in Italia, in Gran Bretagna Modern Style o  in Germania Jugendstil, in Austria Secessione, nei Paesi Bassi Nieuwe Kunst, in Svizzera Style sapin o Jugendstil, in Spagna Modernismo. E’ un momento che segna anche il trionfo della grafica tra le arti visive: all’epoca, infatti, i confezionatori di manifesti, monogrammi, copertine di giornali e libri, erano degli artisti prestati alle cosiddette arti applicate e non dei semplici utilizzatori di tecnologie come accade oggi.
Alla base c'è un fermento artistico e filosofico che si sviluppa tra la fine dell'800 e il primo decennio del 1900 e che influenza arti figurative, architettura e arti applicate. Tutto comincia in Gran Bretagna, dove il movimento delle Arts and Crafts ispirato da William Morris vuole valorizzare l'artigianato come espressione del lavoro dell'uomo e dei suoi bisogni, ma soprattutto come valore durevole nel tempo e tende a disprezzare i pessimi prodotti, la bassa qualità dei materiali e il miscuglio confuso di stili rappresentati dalla produzione industriale. E' l'ultima epoca della storia in cui il concetto di manufatto persegue ancora l'archetipo della bellezza e della durata e in cui la mano di un artigiano rende spesso la realizzazione di oggetti d'uso un'espressione artistica. I manufatti hanno una identità e una dignità irripetibili. Questi concetti nel corso del Novecento saranno sostituiti dalla funzionalità e dal prezzo e tutto ciò toglierà  funzioni alle mani dell'uomo per consegnarle alla macchina, con i risultati sociali, economici e ambientali che conosciamo. Il mondo sta per conoscere una delle sue tragedie più immani, e cioè il passaggio dalla qualità alla quantità. Una tragedia necessaria, se non addirittura obbligatoria come spiegherà poi benissimo René Guénon nel testo Il Regno della Quantità (1945), dove questa mutazione viene analizzata nella sua essenza.

 

 
William Morris, Textiles (1870-1880)

 

William Morris, Landscape, 1852



William Morris (Walthamstow, 24 marzo 1834 – Hammersmith, 3 ottobre 1896) 



Le radici di pensiero di questo movimento si sviluppano dalle considerazioni di Augustus Pugin che vuole recuperare la purezza mistica  dello stile gotico e vuole dare una risposta alle conseguenze negative dell'industrializzazione, proponendo un ritorno alla natura e l'adesione a uno stile di vita sano. Una stampa realizzata nel 1895 da Walter Crane per la Giornata dei Lavoratori mette già in risalto quanto Morris & C. avessero già capito tutti i rischi dell'industrializzazione selvaggia, non solo in termini estetici ma anche e soprattutto sociali.

Walter Crane (Liverpool,15 Agosto 1845- Horsham, West Sussex,14 March 1915) 

 

Il panorama visivo del Modernismo si fonda su linee ornamentali e dinamiche e vuole creare un autentico tentativo di riforma di vita.  
Il trionfo del Liberty, o come lo vogliamo chiamare, è segnato specialmente dalle due grandi esposizioni di Parigi del 1900 e di Torino del 1902, il cui manifesto viene disegnato da Leonardo Bistolfi.

 

Leonardo Bistolfi (Casale Monferrato, 15 marzo 1859 – La Loggia, 3 settembre 1933)

Nell'ambito delle arti visive si diffonde una nuova idea di bellezza più spirituale e più naturale al tempo stesso (la natura è vista come luogo mistico); nei circoli artistici si diffonde tra l'altro l'interesse per la teosofia e l'esoterismo, si leggono le opere dell'occultista Helena Blavatsky.
Una delle caratteristiche più importanti dello stile è l'ispirazione alla natura, di cui si studiano gli elementi strutturali. Alberi, fiori, foglie e animali vengono tradotti in linee dinamiche e ondulate. Le decorazioni e il design di mobili e arredi sembravano prendere vita e si evolvono naturalmente in forme simili a piante o fiori.
Come movimento artistico l'Art Nouveau trova i suoi riferimenti nei Preraffaelliti e nei Simbolisti, (uno dei trait d’union è Edward Burne-Jones) e molti artisti della Belle Epoque possono essere collocati in più di uno di questi stili.

 
 Edward Coley Burne-Jones, A Woman Playinga Cithara (1896)

Sir Edward Coley Burne-Jones (Birmingham, 28 agosto 1833 – Londra, 17 giugno 1898)

 

 

Abbiamo già visto come a Parigi Toulouse-Lautrec dedichi la sua arte alla realizzazione di affiches ed altri stampati commerciali e promozionali passando dagli studi di nudo alle sagome stilizzate dei café chantant, sta anche descrivendo un nuovo tipo di femminilità. Sarà molto frequente in quest'epoca che artisti di talento si esprimano attraverso opere con finalità commerciali, inaugurando tra l'altro quella grande tradizione di manifesti che è parte della storia dell'arte. 

 

Toulouse-Lautrec, étude pour un nu (1882)
 
 
Toulouse-Lautrec, Divan Japonais (Copertina) (1882)

... ma non c'è ancora il mercantilismo della pubblicità futura, infatti molta arte molta grafica di questo periodo si intreccia con il Simbolismo ed anche con il movimento Preraffaellita, di cui lo stesso Morris ha fatto parte; però il Modernismo procede verso dei canoni ben identificabili di stile visivo, e al contrario dei Preraffaelliti che prediligono rivolgere lo sguardo al passato, si impegna nella ricerca di nuovi materiali e nuove tecniche che conducono a risultati visivi fortemente caratterizzati, a straordinari progetti decorativi di arti applicate (stampa, editoria, tessuti, vetreria, ceramica, arredi e architettura). 

Nonostante quindi questa nostra passeggiata nell'arte (come da programma) riguardi esclusivamente la pittura, non si può per evidenti motivi tralasciare di mostrare l'applicazione dell'arte di alcuni personaggi veramente rilevanti, non solo per le loro opere stupende, ma anche per la poliedricità del loro ruolo, che sta superando le "vecchie" categoria di artista o artigiano o operaio verso una nuova forma di homo faber capace di creare, di costruire, di dedicarsi non solo alla "esposizione" delle proprie opere, ma di portarle dentro la vita delle persone attraverso copertine di libri, etichette di liquori, locandine teatrali, insegne di esercizi commerciali e simboli per le imprese e gli enti. Si può dire che è in quest'epoca che nascono graphic designers, pubblicitari,vignettisti o come si è detto fino agli anni 70,"cartellonisti".




   

Alfons Mucha, Ritratto di Jaroslava (1927-1935 circa)

 
Alfons Mucha, Prophetess (1896)  


Alfons Mucha,  Profils féminins

Alfons Mucha, Quo Vadis (1902)


Alfons Mucha, Les Saisons (1900 c.)
 


Alfons Mucha, Fruites (1894-97)


AlfonsMucha, Eclat du jour (1899).
 
 
Alfons Maria Mucha (Ivančice, 24 luglio 1860 – Praga, 14 luglio 1939) 
 
 
 

Jan Toorop, Fatality (1893)

Jan Toorop, Les Deux Saules (1889)
 
 
 Jan Toorop (Johannes Theodoor Toorop) (Purworejo, 20 dicembre 1858 – L'Aia, 3 marzo 1928)

 
 
Charles Rennie Mackintosh, The Wassail (1900)

 
 
Charles Rennie Mackintosh, In Fairyland (1897)
 
 
 
  Charles Rennie Mackintosh (Glasgow, 7 giugno 1868 – Londra, 10 dicembre 1928)

 
Max Liebermann, Terrasse im Restaurant Jacob (1902)
 
 
Max Liebermann, Das Atelier des Künstlers (1902)
 
 
 
Max Liebermann (Berlino, 20 luglio 1847 – Berlino, 8 febbraio 1935)
 
 
 
Aubrey Beardsley, Salome with her mother (1894)
 
 
Aubrey Beardsley (Aubrey Vincent Beardsley) (Brighton, 21 agosto 1872 – Mentone, 16 marzo 1898) che abbiamo già visto all'opera nel decandentismo simbolista inglese, a fianco di Oscar Wilde


La Secessione viennese

Il movimento modernista in Austria trova un terreno eccezionalmente fertile grazie alla talentuosa presenza  di Gustav Klimt e di Egon Schiele, ma anche a un fervente impegno di architetti, artisti e artigiani che danno vita a Laboratori destinati a lasciare letteralmente un segno nella storia, un ponte verso il pensiero moderno che sboccerà con il Bauhaus.

 

 Visualizza immagine di origine 

Gustav Klimt, Adele Bloch-Bauer I (1907)


 
Gustav Klimt, Adele Bloch-Bauer II (1912)


Gustav Klimt, Pine Forest I (1901)
 
 

Gustav Klimt, Il Frutteto (1898)
 
 

Gustav Klimt, Ritratto di Eugenia Primavesi (1913)




Gustav Klimt Chor der Paradiesengel (1902)

 
 

  

Gustav Klimt, Hygeia

Gustav Klimt (Vienna, 14 luglio 1862 – Vienna, 6 febbraio 1918) che abbiamo già visto tra i massimi interpreti del Simbolismo. Le sue immagini hanno superato le mode ed oggi è nelle superstar riprodotte sulle presine per il forno e gli zerbini cinesi. Eè senza dubbio un segno di successo, ma non so quanto sopravviva dell'opera d'arte ( e del rapporto opera-spettatore) in questa duplicazioni di immagini viste mille volte e mai "guardate".



Egon Schiele, Vista dell'appartamento di Leopold e Marie Czihaczek (1907) 


Egon Schiele, Frauenakt mit grüner Haube (1914)

Egon Schiele, Fraulen Beer (1914)
 

Egon Schiele, Porträt des Malers Anton Peschka (1909)

Egon Schiele, Stadt Ende/Häuserbogen (1913-18)







 

Egon Schiele (Egon Leon Adolf Schiele) (Tulln an der Donau, 12 giugno 1890 – Vienna, 31 ottobre 1918)


 


Oskar Kokoschka, Salomé (1906) 
 

Oskar Kokoschka, Ragazza con le mani alzate (1908)

 
Oskar Kokoschka, Veduta di Costantinopoli (1929)
 
 
Oskar Kokoschka, Charles Bridge, Prague (1934)

 

Oskar Kokoschka (Pöchlarn, 1º marzo 1886 – Montreux, 22 febbraio 1980) 

 

Le pagine di Ver Sacrum

 Tra i meriti della Secessione viennese c'è la creazione del più bel periodico di tutti i tempi. Si chiama Ver Sacrum, e viene fondato nel gennaio 1898 da Gustav Klimt e Max Kurzweil, come organo ufficiale della Secessione viennese. Il titolo è tratto dall'omonima locuzione latina che si riferisce a una ricorrenza rituale praticata da diversi popoli dell’Italia antica.  In tempi arcaici il rito nato per scongiurare pestilenze, malattie e carestie prevedeva sacrifici al Dio Mamerte (Marte),e propiziava la rinascita primavera della natura. La promessa viene mantenuta: Il gruppo di Ver Sacrum elabora nuove forme di progettazione, illustrazione, composizione tipografica e editoriale. Il suo contributo è fondamentale perché  le ricadute di quell'insegnamento, saranno uno dei «fondamenti» della Modernità dell'arte occidentale. La pubblicazione non ha una vita molto lunga,  dal gennaio 1898 al dicembre 1903, ma il suo patrimonio è enorme; nel corso di sei annivengono prodotti espressamente per la rivista 471 disegni originali, quasi 300 tra litografie ,calcografie e xilografie originali, gran parte delle quali firmate dai maggiori artisti del movimento: da Gustav Klimt a Kolo Moser, Egon Schiele, Joseph Maria Olbrich, Max Kurzweil, Otto Wagner, a Josef Maria Auchentaler.


 

Contributi di Kolomon Moser e di Adolf Böhm alla rivista Ver Sacrum (1901)

 

 

 La Wiener Werkstätte (1903)


 
L’Officina Viennese, famosa ditta austriaca, legata al mondo del design, viene fondata nel 1903 dall'architetto Josef Hoffmann (1870-1956), dal banchiere Fritz Wärndorfer e dal pittore e grafico
Koloman Moser detto Kolo.
Raccoglie gli esiti della Secessione viennese, Arts and Crafts, Liberty inglese, Art Nouveau, Jugendstil. Rielabora un nuovo classicismo, portando alla nascita il protorazionalismo. Si associa l’artigiano all’economia, ispirandosi all’Art and Crafts inglese. La WW vuole diffondere la bellezza in tutto il popolo, spodestarla da una posizione elitaria, diffondere l’estetica come principio fondante della vita quotidiana, associato al saper fare, alla conoscenza dei materiali, all’innovazione data dall’intelligenza e dall’abilità artigianale e non dalla tecnologia. Hoffmann e Moser nel 1905 ne fondano il programma, basato su uno stretto rapporto tra il progettista l’utilizzatore e l’artigiano, per produrre oggetti di uso domestico, semplici e di alta qualità. La concezione primaria è la funzionalità, l’eccellente qualità della lavorazione l’uso moderato e sobrio di ornamenti. La produzione si orienta verso tessuti, ceramiche, gioielli, mobili, cartoline postali. Alcuni manufatti della Wiener Werkstätte sono straordinariamente belli, antesignani dello stile e del design novecentesco, un passaggio veramente eccellente tra il mondo antico e il mondo moderno, i cui dettami purtroppo sono stati polverizzati dall’industrializzazione selvaggia, dalla gara al ribasso sui materiali, dalla produzione in serie. 
 

 https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/6/65/Kolo_Moser_-_Plakat_f%C3%BCr_%E2%80%9EFrommes_Kalender%E2%80%9C_-_1899.jpeg

Koloman Moser, Plakat für "Frommes Kalender" (1899)

 

 

Koloman Moser,  Albertina, Möbelfirma Jakob und Josef Kohn, 1902-1906
 
 
 
Koloman Moser,  Le vetrate della Kirche am Steinhof
 

Koloman Moser detto Kolo (Vienna, 30 marzo 1868 – Vienna, 18 ottobre 1918) 

 

 

Darmstädter Künstlerkolonie

Friedrich Wilhelm Kleuken, Manifesto per la Mostra di belle arti e arti applicate dell'Assia (1908)
 
Friedrich Wilhelm Kleuken (Achim vicino a Brema, 7 maggio 1878 - Nürtingen, 22 agosto 1956)
è incisore e tipografo. Studia alla Kunstgewerbeschule di Berlino. Protagonista nel decennio prima della prima guerra mondiale tra i fondatori dello Steglitzer Werkstatt nel 1900. Dal 1907 al 1914 è direttore artistico della Ernst Ludwig Presse e disegna quasi tutti i caratteri, le iniziali e le illustrazioni per questa tipografia. Appartiene alla Colonia degli artisti di Darmstadt (Darmstädter Künstlerkolonie in tedesco),un gruppo di artisti dello Jugendstil, tutti risiedenti nella località di Mathildenhöhe ("Altura di Matilde") a Darmstadt, dove producono le loro opere. La colonia  nasce intorno al 1900, patrocinata dal granduca d'Assia Ernst Ludwig von Hessen con l'idea di mettere in atto i dettami della Guild of Handcrafts perseguita da vittoriani come Ruskin e Morris, realizzando un villaggio-atelier che comprendeva abitazioni-studio, laboratori-scuola e strutture orientate a promuovere la creatività.
 

Franz von Stuck, Selbstbildnis im Atelier (1905)


Franz von Stuck (Tettenweis, 23 febbraio 1863 – Monaco di Baviera, 30 agosto 1928)  che abbiamo già incontrato nei simbolisti, a conferma che lo Jugenstjil è stato una cifra stilistica utilizzata per veicolare contenuti di diverse correnti.

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