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sabato 27 marzo 2021

Belve, Ponti e Cavalieri Azzurri

L’espressionismo più che una vera e propria corrente artistica è un modo di sentire e un modo di fare arte. La nuova percezione, non più “visiva” ma direi “psicologica” defluisce fin dai suoi inizi in strade diverse, evidenziando le diverse sensibilità che emergono in Francia e in Germania. Certo è che questo coinvolgimento della sfera interiore e dell’inconscio è destinato ad aprire una lunga traccia che arriverà fino ai giorni nostri seppure, periodicamente, molte correnti si sono opposte a questo flusso che dall’interiorità si proietta sul dipinto e sono andate alla ricerca di qualche forma di oggettivazione e della sottrazione di ogni "filtro" messo dall'artista. Qui invece direi che il filtro è tutto: l'arte è il filtro di ciò che l'artista respira. A segnare profondamente la storia espressionista ci sono tre gruppi, ognuno dei quali contribuisce in modo sostanziale alla vicenda espressionista ed anche a influenzare molte esperienze future.


Fauves
 
Fauves presentano le loro opere al Salon d'Automne di Parigi nel 1905. Il critico Louis Vauxcelles tira fuori la definizione di “belve”, considerando le loro tele opere di autentici selvaggi, per il loro modo aggressivo e "senza mediazioni" di usare il colore. Il termine Fauves definisce un gruppo di pittori, per lo più francesi, che all’inizio del Novecento danno vita ad un’esperienza di breve durata, ma destinata a lasciare un segno indelebile e ad aprire veramente le porte al Novecento e alle sue evoluzioni che porteranno l'arte fino alle sue "estreme conseguenze". La corrente espressionista del fauvismo parte all'interno della tradizione impressionista francese, alla fine del XIX secolo ma accoglie gli accenti romantici e nordici di van Gogh e di Munch.
La pittura dei Fauves partecipa alla più larga problematica dell'espressionismo europeo, influenzando principalmente l’espressionismo tedesco che ne riprende i temi principali (esaltazione della forza dell'arte primitiva, libertà dell'artista da vecchie convenzioni e da formalismi obsoleti). La breve durata del movimento (1905-1908 circa) è dovuta non solo alla mancanza di un programma ben preciso ma anche all'esaltazione della "pittura pura" e del "colore esplosivo" che dovevano da soli creare la forma e divenire realtà: paradossalmente, all'eccesso dei fauves segue il successo del cubismo visto come desiderio della forma e di una organizzazione maggiore che ponga un freno all'assoluta libertà del colore.
 
 
 
 



Henri Matisse, Vista di Collioure (1906)



Henri Matisse, Les Jardins du Luxembourg (1905)
 
 
 

Henri Matisse, Les Jardins du Luxembourg (1901)

Henri Matisse, La finestra blu (1912)

Henri Matisse, La stanza rossa (1908)


Henri Matisse, Odalisca con vassoio


Henri Matisse, Interno con vaso etrusco (1940 c.)

Henri Matisse. Odalisca con sedia turca (1928)

Henri Matisse, Lo studio rosa (1910)

Henri Matisse, Odalisca (1927)





Henri Émile Benoît Matisse (Le Cateau-Cambrésis, 31 dicembre 1869 – Nizza, 3 novembre 1954)
Penso che Matisse sia uno dei più grandi artisti di tutti i tempi. Come tutti i geni, è difficile incasellarlo in una specifica corrente o in un movimento.  Lo troviamo infatti presente qua e là in molti fermenti artistici del primo Novecento, e poi anche come ispiratore o stimolo per correnti future. Nonostante sia spesso citato come uno dei padri nobili del fauvismo, a me non sembra che Matisse sia particolarmente fauve. Ha ben poco della “belva” e i suoi quadri, nonostante l’uso coraggioso di colori intensi, non sembrano caratterizzato dal furore fauvista. Al contrario, trasmettono atmosfere calme, a volte quasi pacificate, e comunque sempre più interessate all’aspetto della composizione e dell’equilibrio che all’inquietudine violenta ed espressionista dei fauve.
 
 
 
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André Derain, Il Big Ben a Londra (1906)


André Derain,  Route-tournante-à-LEstaque (1906)
 
 
André Derain, Paesaggio vicino a Chatou (1904)

André Derain (Chatou, 10 giugno 1880 – Garches, 8 settembre 1954)
 
 
 
 
 
 
 
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 Maurice de Vlaminck, The Dancer at Rat Mort (1906)
 
 
 
 
Maurice de Vlaminck (Parigi, 4 aprile 1876 – Rueil-la-Gadelière, 10 ottobre 1958)
Henry Manguin (Henri Charles Manguin) (Parigi, 1874 – Saint-Tropez, 25 settembre 1949)
Charles Camoin (Marsiglia, 23 settembre 1879 – Parigi, 20 maggio 1965)

Altri pittori vicini alla poetica Fauves, anche se non espressamente collocati nella corrente:
 
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Alexis Mérodack-Jeanneau, L'écuière bleue (1911)

 
Alexis Mérodack-Jeanneau (Angers, 1 dicembre 1873 – Angers 1919)

 
 
 
 https://it.wahooart.com/Art.nsf/O/8LJ22F/$File/Georges-Braque-Landscape-of-L_estaque-1.JPG
 
 Georges Braque, Paysage à l'Estaque (1906) ©wahooart.com
 
Georges Braque (Argenteuil, 13 maggio 1882 – Parigi, 31 agosto 1963) (di passaggio)
e per proseguire e per curiosare:
 
Pierre-Albert Marquet (Bordeaux, 27 marzo 1875 – Parigi, 13 giugno 1947)
Kees van Dongen (Delfshaven, 26 gennaio 1877 – Monte Carlo, 28 maggio 1968) olandese.
Raoul Dufy (Le Havre, 3 giugno 1877 – Forcalquier, 23 marzo 1953)
Georges Rouault (Georges Henri Rouault) (Parigi, 27 maggio 1871 – Parigi, 13 febbraio 1958)



Die Brücke (1905)
 
Il 1905 è davvero un anno fatidico: quasi contemporaneamente ai Fauves, a Dresda nasce per iniziativa di una piccola cerchia di artisti, un movimento chiamato "Il Ponte". C'è Kirchner, che abbiamo già visto nel capitolo sull'Espressionismo, e insieme a lui ci sono altri artisti impegnati a rappresentare la sofferenza della condizione umana. Dal punto di vista formale, tendono ad esaltare la spontaneità dell'ispirazione, la rappresentazione accentuata da una violenta deformazione dei corpi, dall'esasperazione dei colori e da un linguaggio incisivo, immediato, a volte eccessivo. Il linguaggio degli espressionisti tedeschi si serve di colori violenti e innaturali, di linee dure e spezzate. Si trascurano volutamente le leggi della prospettiva e non c’è nessun intento di dare l'illusione del volume e della profondità; per gli artisti del Brücke, colori e linee bastano da soli a comunicare (con un impeto che è addirittura crudele) la visione drammatica e pessimistica che hanno del mondo e della società.
Il manifesto del movimento è sintetizzato da Ernst Ludwig Kirchner nella xilografia "Il Ponte" (Die Brücke), esposta nel 1906 a Dresda; il gruppo prosegue l’attività a Berlino, tra il 1911 e il 1913. L'intenso naturalismo primordiale sospinto da pittori quali Emil Nolde (che si aggiunge al gruppo insieme a Max Pechstein, Otto Müller, César Klein, Karl Hubbuch), lascia il posto ad una tensione sempre più ossessiva e psicologica fondata su ambienti tetri e grotteschi che assumono i toni di una satira sociale.
Gli Espressionisti sono anche famosi per la pubblicazione di riviste indipendenti e autoprodotte. In primo piano la rivista “Der Sturm”, organo fondamentale dell’espressionismo tedesco,  diretta da Herwarth Walden e pubblicata dal 1910 al 1932.

Ernst Ludwig Kirchner (Aschaffenburg, 6 maggio 1880 – Davos, 15 giugno 1938)
di cui abbiamo già visto tre opere nel capitolo precedente
 
Erich Heckel (Döbeln, 31 luglio 1883 – Radolfzell, 27 gennaio 1970) 
Karl Schmidt-Rottluff (Rottluff, 1º dicembre 1884 – Berlino, 10 agosto 1976)
Alexis Mérodack-Jeanneau (Angers, 1 dicembre 1873 - 8 marzo 1919)
 
 
 
 
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Emil Nolde, Josef erzählt seine Träume (1910)
 
Emil Nolde (Nolde, presso Burkhall, 7 agosto 1867 – Seebüll, 13 aprile 1956),
vedi anche:
Max Pechstein (Zwickau, 31 dicembre 1881 – Berlino, 26 giugno 1955)
 
 
 
Otto Mueller, Waldsee mit zwei Akten (1912)
 
 
Otto Mueller o anche Otto Müller (Liebau, 16 ottobre 1874 – Breslavia, 24 settembre 1930) 



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Der Blaue Reiter 1911
 
Nel 1911 Kandinskij e Marc fondano a Monaco Der Blaue Reiter (Il cavaliere azzurro), nome evocato da un dipinto di Kandinskij del 1903, che rappresenta proprio un cavaliere colorato in un blu intenso e vivace, ritenuto da Franz Marc il colore più adatto a esprimere la spiritualità. Nelle esperienze del Cavaliere azzurro il linguaggio del colore si fa sempre più libero e intenso. Sotto l'impulso di Kandinskij, i suoi protagonisti si orientano verso nuovi modi espressivi, verso la creazione di spazi immaginari, verso l'astrazione lirica e fantastica della realtà. Questa corrente si muove ancora all'interno del movimento espressionista ma sembra evolversi verso forme romantiche, orfiche , fino a sfociare in dipinti quasi astratti, a testimoniare il tentativo di unione dell’interiorità degli artisti con l'anima pulsante dell'universo.
 
 
Vassily Kandinsky, Der Blaue Reiter  (1903)
 
 
Vassily Kandinsky, Due case (1909)

Wassily Kandinsky, Murnau, Kohlgruberstrasse (1909)
 

Vassily Kandinsky (Vasilij Vasil'evič Kandinskij ) (Mosca, 4 dicembre 1866 – Neuilly-sur-Seine, 13 dicembre 1944) 
(lo vedremo anche nell' astrattismo)
 
 
Franz Marc, Il destino degli animali (1915)

 
Franz Marc (Monaco di Baviera, 8 febbraio 1880 – Verdun, 4 marzo 1916) 
 
 
 
 
August Macke, Zoologischer Garten (1912)

August Macke, Negozio di moda (1914)

August Macke (Meschede, 3 gennaio 1887 – Perthes-lès-Hurlus, 26 settembre 1914) 
 
 
 
 
 
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 Alexej von Jawlensky, Ragazza con volto verde (1910)
 
 
 
Alexej von Jawlensky (Toržok, 25 marzo 1864 – Wiesbaden, 15 marzo 1941)
 
 
 
 
https://livedoor.blogimg.jp/worldfusigi/imgs/1/d/1d93b68f.jpg 
Alfred Kubin, Negli artigli
 
Alfred Kubin (Alfred Leopold Isidor Kubin) (Leitmeritz, 10 aprile 1877 – Zwickledt, 20 agosto 1959)



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