Giorgio De Chirico, La torre rossa (part.) (1913) |
C’è un quadro di De Chirico che mi piace particolarmente: è “angoscia della partenza”(è nella gallery sotto). Nonostante io abbia vissuto in un’epoca diversa, e condizioni sociali profondamente mutate, quella rappresentazione per me continua a essere viva e riconoscibile. Mi piacciono i dipinti metafisici che ritraggono piazze (rigorosamente "italiane") immerse in atmosfere misteriose e rarefatte, quelle che ispireranno in futuro tanta cinematografia. Mi piacciono molto anche le rappresentazioni oniriche di Savinio, il concedere così tanto spazio all’immaginazione che attinge nell’inconscio, nell’indistinto paradossale, che presentano una realtà trasformata, popolata di presenze indefinibili, o presenti nella scena per motivi oscuri. I fratelli De Chirico da soli sono già quasi la totalità della pittura metafisica, e in ogni caso tra i pochi ad averla frequentata per lunghi anni; gli altri metafisici si sono poi spostati verso altre sensibilità, anche senza abbandonare il sodalizio artistico con i De Chirico. Li vedremo infatti nuovamente insieme nel 1918, impegnati nel riordinare le idee di una pittura ormai dispersa in mille rivoli, molti dei quali sembrano aver perso la strada di casa. Ma per ora siamo agli esordi della Metafisica, un'altra invenzione artistica tutta italiana che viene a smuovere qualcosa nel nostro inconscio, che ci trasporta nell'anticamera del surrealismo ma che, al contrario del surrealismo, non è paradossale o eclatante. Ha al contrario la sobria discrezione del mistero, il silenzio del sogno e del ricordo onirico. Nei dipinti metafisici tutto contribuisce a traghettarci in una realtà lontana dal quotidiano, dentro scene immobili, senza tempo, in luoghi silenziosi e misteriosi come a volte sono i sogni, in cui lo spazio e il tempo non sono quelli della realtà, ma sono trasfigurati, e noi assistiamo alla scena con un pathos che spesso è privo di emozioni.
La pittura metafisica nasce a Ferrara in particolare nel 1916. La guerra è scoppiata da circa un anno, i presagi e le prospettive funeste sono confermate dagli eventi. Questa pittura sembra proprio voler andarsene via dalla realtà quotidiana (e anche dalla pittura delle avanguardie e dei rumorosi futuristi). Per farlo, ricorre a soggetti classici che attingono all'antichità greca e romana e ad altri momenti storici. La parola metafisica descrive l’area dell'ignoto, la dimensione del mistero che trascende la realtà. Per trascenderla, non la nega, ma la trasfigura, la assembla confusamente come il sogno, accostando oggetti in modo incongruo. Anche la scena è spesso costruita con una prospettiva incongrua, falsata, volutamente alterata, dove “vicino” e “lontano” non sono separabili con facilità. Rare le presenze umane (quando ci sono sono anch'esse pietrificate nella scena), e manca la dimensione del tempo.
Giorgio De Chirico, Salita al convento (1908)
Giorgio De Chirico, Angoscia della partenza (1913)
Giorgio De Chirico, Piazza d'Italia (1975)
Giorgio De Chirico,Visione metafisica di New York (1975)
Giorgio de Chirico (Volo, 10 luglio 1888 – Roma, 20 novembre 1978)
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Alberto Savinio, I prigionieri (1931)
Alberto Savinio, Il sogno di Achille (1929)
Alberto Savinio, L'isola dei giocattoli (1930)
Alberto Savinio (Andrea Francesco Alberto de Chirico) (Atene, 25 agosto 1891 – Roma, 5 maggio 1952)
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Carlo Carrà, Composizione TA - Natura morta metafisica (1916)
(a metà strada tra Futurismo e Metafisica, con tutta l'inquietudine del momento storico)
Carlo Carrà, La musa metafisica (1917)
Carlo Carrà (Carlo Dalmazio Carrà) (Quargnento, 11 febbraio 1881 – Milano, 13 aprile 1966) con un passato futurista, lo ritroveremo successivamente nei movimenti di Ritorno all'ordine degli anni 30, impegnato nella rifondazione dei valori plastici
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Giorgio Morandi, Natura morta (1918)
Giorgio Morandi, Natura morta (1920)
Giorgio Morandi - paese assonnato, 1936
Giorgio Morandi, Paesaggio (1943)
Giorgio Morandi (Bologna, 20 luglio 1890 – Bologna, 18 giugno 1964)
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