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giovedì 8 aprile 2021

Futurismo e furore elettrico



Antonio Sant'Elia, La centrale elettrica (1914)   


Il Novecento, quel famoso secolo che ha traghettato il mondo dall’antico al moderno, vede l’Italia protagonista. Nel 1864 l'italiano Innocenzo Manzetti aveva realizzato la prima autovettura a vapore moderna in grado di circolare lungo le strade. Nel 1871 Antonio Meucci brevetta il primo apparecchio telefonico al mondo, di cui aveva realizzato un prototipo nel 1854. Nel 1883 a Milano viene costruita la prima centrale elettrica italiana. Nel marzo del 1898 Guglielmo Marconi trasmette il primo messaggio radio da Wimereux in Francia a South Foreland in Inghilterra. Nel 1901 Marconi trasmette i primi segnali intercontinentali radio tra Poldhu (Inghilterra) e St. Thomas (Terranova) a oltre 4000 km di distanza. Nel 1904, viene inaugurata a Larderello la prima centrale geotermoelettrica del mondo.  Il primo aereo italiano viene costruito da Aristide Faccioli nel 1908, quattro anni dopo gli esperimenti dell’ingegnere brasiliano Alberto Santos-Dumont, il primo a realizzare un aeroplano in grado di decollare autonomamente.
Il nuovo secolo si apre con innovazioni tecnologiche straordinarie, quasi tutte di matrice italiana. E' in atto anche una radicale rivoluzione delle concezioni della Fisica (la teoria dei quanti, la teoria della relatività, la termodinamica statistica), che sovverte profondamente il modo di concepire la Natura e di rapportarsi ad essa.
E’ inevitabile che l’arte non resti insensibile a queste sollecitazioni. Con questi presupposti nasce infatti il Futurismo, e non poteva che accadere in Italia, che è il centro tecnologico delle grandi innovazioni. Il periodo di notevole fase evolutiva è un potente stimolo per  il mondo dell'arte e della cultura. I fattori determinanti, oltre allo sviluppo tecnologico, sono le guerre, la trasformazione sociale dei popoli, i grandi cambiamenti politici. Tutti elementi che arrivano a cambiare completamente la percezione delle distanze e del tempo.
I futuristi sostengono che la strada da imboccare per l’Italia è l’industrializzazione, quindi puntano la loro attenzione sulle macchine, sulle città moderne, sulla velocità. sull’elettricità. Dal punto di vista letterario i futuristi aboliscono tutte le poetiche e il culto della tradizione, tagliano i ponti col passato, esaltarono il futuro e vedono la guerra come “la sola igiene del mondo”. Nonostante questi teoremi, che nel corso della storia si sono rivelati orridamente fallimentari, il momento futurista porta nell’arte un contributo di grande qualità e di grande innovazione formale, arrivando a celebrare il progresso con una serie di opere che meglio di ogni altra definiscono l’entusiasmo un po’ delirante e l’ottimismo cieco che ha caratterizzato quel particolare frammento di storia moderna.

Marinetti, nel Manifesto del Futurismo pubblicato a Parigi nel 1910 vuole cantare ” le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere e dalla sommossa, le maree multicolori e polifoniche delle rivoluzioni nelle capitali moderne”, e qui si capisce bene il piano tematico dei futuristi. Ma più avanti dice anche: “tutto si muove, tutto corre, tutto volge rapido. Una figura non è mai stabile davanti a noi, ma appare e scompare incessantemente. Per persistenza della immagine nella retina, le cose in movimento si moltiplicano, si deformano, susseguendosi, come vibrazioni, nello spazio che percorrono. Così un cavallo in corsa non ha quattro zampe, ne ha venti e i loro movimenti sono triangolari". Ed ecco che si capisce anche l’aspetto tecnico del futurismo, ovvero la ricerca di rappresentare il movimento e distruggere la “materialità” dei corpi.
Il futurismo galoppa sul rinnovamento dell’arte e della società e riporta alla ribalta la cultura italiana con il paradosso di desiderare la distruzione di musei e delle biblioteche e di vedere la “macchina” come nuovo emblema della nuova vita. Una vita accelerata e votata all’azione, che entra a tutto campo nelle arti, nell’arredamento, nella politica, nell’editoria, nella gastronomia.

Boccioni, Carrà e Russolo espongono le prime opere futuriste a Milano nel 1910,  in una mostra allestita nella fabbrica Ricordi. I dipinti sono geniali, dirompenti, trasmettono effettivamente tutta la loro carica esplosiva. Ma come si arriva a questa esplosione? I Futuristi spesso arrivano dal Simbolismo e dal Divisionismo e si avvalgono ancora (lo abbiamo visto già nel capitolo sul Divisionismo) di tecniche pseudo-divisioniste che si adattano a rappresentare il movimento, la luce, e la visione pulviscolare della realtà. Non a caso nel 1902, Joseph John Thomson propone il primo modello fisico dell'atomo, successivamente alle sue ricerche sul rapporto tra la massa e la carica dell'elettrone. Questo modello sarà presto superato quando Ernest Rutherford scoprirà (circa nel 1917-19) la presenza di un nucleo atomico caricato positivamente.
Questa visione della realtà come fatta di particelle in movimento è una evidente derivazione divisionista (vedi la bambina che corre sul balcone di Balla) o anche di risonanza cubista, come fa  Boccioni che lavora sulle linee essenziali della composizione. Severini frantuma l'immagine in diversi piani, Russolo accentua i colori, ma in tutti è presente l’impronta del Divisionismo.

Il movimento  ha delle importanti ripercussioni sul Rayonismo (o Rayismo o Rayonnismo ) , uno stile di arte astratta che si sviluppa in Russia nel 1910-1914, fondato e nominato dai cubo-futuristi russi Mikhail Larionov e Natalia Goncharova, è uno dei primi movimenti di arte astratta della Russia. 

Tornando in Italia, per chi ama le collocazioni ufficiali, dopo la prima ondata si parla di un “SECONDO FUTURISMO” che si sviluppa dal 1916-18, dopo la morte di Boccioni, quando Severini e Carrà frequentano le prospettive cubiste e il centro del movimento futurista si sposta a Roma. Qui il futurismo fornisce un altro apporto sostanziale alla storia dell’arte perche si evolve in forme geometriche di natura astratta, ereditate dalle esperienze non solo cubiste ma anche costruttiviste. Dal 1929  inizia la seconda fase del Secondo Futurismo, che durerà fino al 1939. I manifesti vanno forte: si firma il Manifesto della Aeropittura e in un guazzabuglio di contaminazioni culturali alcune frange futuriste entrano in contatto con il Dadaismo (resta una incognita il rapporto tra l’artista-esoterista italiano di estrema destra Julius Evola e André Breton). 

Il Futurismo sarà anche una rampa di lancio per molti artisti verso nuove  sperimentazioni artistiche d'avanguardia. Abbiamo già visto Balla, Boccioni, Severini &  C come interpreti estremi del divisionismo (in questo capitolo ho inserito anche alcuni dipinti di passaggio tra divisionismo e futurismo, per mostrare la contiguità tra i due movimenti); li troveremo anche nei capitoli successivi quando vedremo letteralmente l'immagine sgretolarsi in forme astratte e loro saranno tra i maggiori interpreti mondiali di questo sgretolamento. Anche per Prampolini, Rosai, Sironi e molti altri protagonisti di questo movimento si preparano nuove prospettive.



Umberto Boccioni, Mattino (1909)


Umberto Boccioni, Donna in giardino (1910)

Umberto Boccioni, Campagna con alberi e ruscello (1908)


Umberto Boccioni, Le strade entrano in casa (1911)

Umberto Boccioni, La città che sale (1910)

 

 

 
Umberto Boccioni, Dinamismo di un giocatore di calcio (1911)



Umberto Boccioni, Visioni simultanee (1911)

Umberto Boccioni (Reggio Calabria, 19 ottobre 1882 – Verona, 17 agosto 1916) 

 

 

 

 

Carlo Carrà, I funerali dell'anarchico Galli (1911)


Carlo Carrà, Manifestazione interventista (1914)


Carlo Carrà ( Carlo Dalmazio Carrà) (Quargnento, 11 febbraio 1881 – Milano, 13 aprile 1966) 

 

 

 

 

Giacomo Balla, La pazza (1905)
 

Giacomo Balla, Lavorano mangiano ritornano (La giornata dell’operaio) (1904)

Giacomo Balla, Lampada ad arco (1911)


 
Giacomo Balla, Le mani del violinista (1912)
 
 

Giacomo Balla, Bambina che corre sul balcone (1912)


Giacomo Balla, Espansione dinamica + velocità (1913)

Giacomo Balla (Torino, 18 luglio 1871 – Roma, 1º marzo 1958)

 

 

 

 

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Gino Severini,  Ballerina ossessionante (1911-1914)

 

 
Gino Severini, Ballerina in blu (1912)




 
Gino Severini, Le boulevard (1911)

Gino Severini (Cortona, 7 aprile 1883 – Parigi, 26 febbraio 1966) 

 


Luigi Russolo, I lampi (1910)


Luigi Russolo, Periferia - lavoro (1910)

Luigi Russolo, Lo stesso paesaggio ai primi raggi di sole (1940)

 

 

   
Luigi Russolo, Casa luce cielo (1912)

 

Luigi Russolo Luigi Carlo Filippo Russolo (Portogruaro, 30 aprile 1885 – Laveno-Mombello, 4 febbraio 1947) 


Fortunato Depero,  Innaffiatori per le strade di New York (1934) 
 
 

Fortunato Depero, La nuova Babele (1930)
 


Fortunato Depero, Notturno alpestre (1926)

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Fortunato Depero, New York (1930)

 

Fortunato Depero (Fondo, 30 marzo 1892 – Rovereto, 29 novembre 1960) 

 

 

Gerardo Dottori, Città in fiamme (incendio in città) 1927



 

Gerardo Dottori (Perugia, 11 novembre 1884 – Perugia, 13 giugno 1977)  (Perugia, 11 novembre 1884 – Perugia, 13 giugno 1977)

Rayonismo: un futurismo russo

 
Natal'ja Sergeevna Gončarova, Il ciclista (1913)

Natal'ja Sergeevna Gončarova (Negaevo, 3 luglio 1881 – Parigi, 17 ottobre 1962)

 

 

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Michail Fedorovič Larionov, Gallo e pollo (1917)


Michail Fedorovič Larionov  (Michel Larionov)  (Tiraspol, 22 maggio 1881 – Fontenay-aux-Roses, 10 maggio 1964)


Terzo futurismo

Il cosiddetto “TERZO FUTURISMO” parte alla fine degli anni ’20 e rappresenta appunto un’ulteriore svolta in direzione surrealista  del futurismo, che inaugura la sua ultima stagione prima del suo confluire in correnti successive. Al terzo Futurismo partecipano Luigi Colombo Fillia, Nicolay Diulgheroff, e poi Mario Sironi, Ardengo Soffici e Ottone Rosai. 
 

 
Fillia, Mister aereo (1930)

Fillia, Tabarin (1927)


Fillia (Luigi Colombo) (Revello, 3 ottobre 1904 – Torino, 10 febbraio 1936)

 

 

 

Enrico Prampolini, Simultaneità architettonica (1921)
 
 


Enrico Prampolini, Tarantella (1920)

 

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Enrico Prampolini, Ritratto di F.T. Marinetti - Sintesi plastica (1924-1925)

 

 

Enrico Prampolini (Modena, 20 aprile 1894 – Roma, 17 giugno 1956) 

 

 

Nikolay Diulgheroff.6.JPG 
Nikolai Dyulgerov, Il marinaio (1930)

 
Nicolay Diulgheroff (o Nikolai Dyulgerov, o Nicola Diulgheroff) (Kjustendil, 20 dicembre 1901 – Torino, 9 giugno 1982)


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 Mario Sironi, Viandante 1915 

Mario Sironi (Sassari, 12 maggio 1885 – Milano, 13 agosto 1961) 

 

 

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Ardengo Soffici, Popone e fiasco di vino (1914)

 Ardengo Soffici (Rignano sull'Arno, 7 aprile 1879 – Vittoria Apuana, 19 agosto 1964) 

 

 

 

 
Ottone Rosai, Follie estive (1918-19)


Ottone Rosai (Firenze, 28 aprile 1895 – Ivrea, 13 maggio 1957)



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