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lunedì 26 aprile 2021

Astrattismo, lo sguardo oltre le cose

 Ho tardato nella pubblicazione di questo articolo (siamo in ritardo sulla tabella di marcia) perché il fenomeno dell'arte astratta è così complesso e polivalente che è difficile sintetizzarlo in una breve dissertazione. In effetti, da qui in avanti, molta arte sarà da considerarsi "astratta" e quindi anche alcuni capitoli successivi avranno a che fare con il processo dell'astrazione che ha attraversato la prima metà del Novecento. Per fortuna c'è una considerazione di Paul Klee che a mio parere descrive con una certa efficacia l'astrattismo: Klee considera l'arte come un discorso sulla realtà e non come una sua semplice riproduzione. Con poche parole il genio svizzero-tedesco ha inquadrato il problema. 

Si è soliti dire che l’Astrattismo nasce nel 1910, quando il pittore russo Wassilj Kandinskij dipinge un acquerello, considerato la prima opera astratta della storia dell’arte. 

Wassilj Kandinskij, acquerello del 1910 
L’opera è al Beaubourg, al Centre Pompidou di Parigi, non ha titolo e appare come una serie di macchie di colore che esprimono sensazioni di movimento, di libertà espressiva, di voglia di agire artisticamente senza occuparsi di definire un obiettivo “prima” di mettersi al lavoro.  Per la verità, Kandinskij non è arrivato a quel risultato in modo immediato, inizia il suo percorso di astrazione partendo da una pittura espressionistica con l'accentuazione del colore, per poi passare ad una pittura senza figure riconoscibili. Come praticante dell’arte, io personalmente ho sempre provato una certa invidia per i pittori d'arte astratta e non sono mai riuscito a realizzare un quadro astratto. Cioè, in verità ne ho realizzati diversi, che però non mi piacevano mai e venivano puntualmente ricoperti da mani di colore per riutilizzare la tavola con esperimenti meno pretenziosi. Sì, perché la prima risposta che si deve dare a tutti coloro che guardando le opere astratte dicono puntualmente “questo lo so fare anch’io” è che sì, tutti possono tirare righe a casaccio, riempire campiture di colore o giocare con i pennelli lasciandoli andare dove vogliono, ma poi il risultato “non ha senso”, mentre invece le opere dei grandi astrattisti, se le guardiamo con un occhio non troppo prevenuto, mostrano una serie di qualità che i pittori improvvisati non riescono a realizzare. Si tratta delle famose caratteristiche enunciate da Rudolf Arnheim nel famoso (e obbligatorio) testo “Arte e percezione visiva”, dove i capitoli trattano argomenti che si chiamano equilibrio, configurazione, forma, sviluppo, spazio, luce, colore, movimento, tensione ed espressione. Sono praticamente certo che una persona qualunque, dopo aver letto il testo di Arnheim, troverà interessante l’arte astratta. Ma allora, legittimamente, nasce la prima obiezione: per apprezzare l’arte astratta bisogna essere colti e informati? Non è una forma d’arte di cui si può godere direttamente, come per esempio accade con i quadri degli impressionisti?  Le risposte sono molte, a cominciare dal fatto che se oggi apprezziamo gli Impressionisti è proprio grazie al fatto che abbiamo metabolizzato un modo di vedere che all’epoca di Monet non era affatto scontata, e molti linfatti lo disprezzavano. Ma la seconda risposta, più significativa, è che per apprezzare l’astratto bisognerebbe essere o molto colti o molto ignoranti, come i bambini, che molto spesso amano i quadri astratti e li preferiscono addirittura rispetto a quelli figurativi. Perché l’astrattismo "interferisce" con la nostra parte più genuina e semplice, quella senza pregiudizi e senza “cultura”. Tant’è vero che da quando Kandinskij realizza quel primo acquerello, l’astrattismo diventa per molti artisti il mezzo per liberare la propria fantasia, senza i vincoli e le convenzioni e le regole imposte fino ad allora alla pratica artistica.


Come movimento artistico l’Astrattismo nasce nei primi anni del XX secolo in Germania. Il termine "astrarre" ha come intento quello di creare immagini indipendenti dalla rappresentazione della realtà esteriore, con un linguaggio visivo fatto di forme e di colori. L’artista astratto vuole creare composizioni indipendenti dalle referenze visuali nel mondo, vuole emanciparsi da tutta l'arte occidentale precedente, che fin dal Rinascimento si basa sul tentativo di rappresentare la realtà visibile. Il movimento nasce dalle profonde modificazioni della vita umana che arrivano nel XX secolo: l'industrializzazione, la colonizzazione di paesi poveri, l'incremento tecnologico ma soprattutto la scoperta di una vita interiore irrazionale e difficilmente controllabile, dove campeggiano l'inconscio "scoperto" da Freud e l'irrazionalismo di Nietzsche.
Gli astrattisti affermano che, scoperta la fotografia, non c'è più nessun bisogno di trovare mezzi per riprodurre la realtà. Quello che conta è riprodurre l'invisibile e l'inafferrabile, quei pezzi di realtà che non sono accessibili con mezzi tecnologici e meccanici. Puntano a un'interpretazione soggettiva del reale, alla visione esclusiva dell'artista.
Per vederli collocati nella storia dell'arte dobbiamo riferirci alle esperienze dei Fauves e del cubismo. Nei Fauves di esalta lo stato d'animo dell'artista, mentre il cubismo persegue la semplificazione delle forme secondo l'ordine della geometria e dello spazio. La negazione della rappresentazione del reale nasce quindi per mettere in campo l'interiorità personale, narrata attraverso gli elementi fondamentali della pittura: la forma, la linea e il colore ed estensivamente tutti i concetti citati dal libro di Arnheim.
Nel saggio di Wilhelm Worringer "Astrazione ed empatia" (1907) l'arte consiste nelle intenzioni dell'artista. L’Astrattismo è un'arte che si muove senza cercare agganci nel mondo visibile, che ricerca la forma pura tramite colori e forme geometriche (Mondrian, Josef Albers, Mauro Reggiani e Mario Radice). Ci sono poi altre esperienze di arte "non figurativa”, alcune delle quali meno rigorose e meno riduzioniste, che vengono definite con altri nomi (espressionismo astratto, arte informale), che analizzeremo successivamente.
A grandi linee, e solo per chiarire le idee, possiamo dire che c’è una corrente astratta che si basa prevalentemente sulla geometria e sulla definizione dell’opera in campiture di colore, mentre un’altra corrente si basa sulla stesura libera del colore, completamente libera da ogni forma di schematismo. In alcuni casi si parla di “Astrattismo geometrico” ed in altri di “Tachisme” o di arte informale . Nel 1917 nasce De Stijl (vedi capitolo successivo) ed insieme ad essa il movimento artistico del neoplasticismo per opera di vari artisti, tra cui Piet Mondrian (1872-1944). Il loro astrattismo è di tipo geometrico basato sulla creazione di forme pure e bidimensionali. Tra la fine degli anni 40 e l’inizio dei 50 nasce in Francia il Tachisme (vedi capitolo più avanti). Il termine viene da tache, ovvero macchia,  e propone un astrattismo più sensuale e libero dalla geometria Ecco perché in alcune accezioni con "astrattismo" si intende (in senso restrittivo) solamente la ricerca della forma pura per tramite di colori e forme geometriche, come nelle opere di Mondrian.

Vassily Kandinsky, Composizione n.7 (1913)
 


   
Vassily Kandinsky, Linee traverse (1923)
 
 
 
   
Vassily Kandinsky, Fuga (1914)

 

Vassily Kandinsky (Vasilij Vasil'evič Kandinskij) (Mosca, 4 dicembre 1866 – Neuilly-sur-Seine, 13 dicembre 1944)

Considerato il creatore della pittura astratta, Kandinskij è straordinariamente "avanti" sulla via della liberazione dell'artista da ogni tipo di costrizione, in una strada verso la libertà spirituale. Espone le sue teorie sull'uso del colore nelle sue opere, intravedendo (come Mondrian) un nesso strettissimo tra opera d'arte e dimensione spirituale. Nel breve e interessante testo da lui pubblicato "Lo spirituale nell'arte" parla di due possibili effetti del colore sullo spettatore: un "effetto fisico", superficiale e basato su sensazioni momentanee, determinato dalla registrazione da parte della retina di un colore piuttosto che di un altro, e un "effetto psichico" dovuto alla vibrazione spirituale (una caratteristica della psiche umana) attraverso cui il colore raggiunge l'anima. Esso può essere diretto o verificarsi per associazione con gli altri sensi. L'effetto psichico del colore è determinato dalle sue qualità sensibili: il colore ha un odore, un sapore, un suono.
 
 
 
 
Piet Mondrian, Mulino alla luce del sole (1908)


Piet Mondrian, Fattoria presso Duivendrecht (1916)
 

Piet Mondrian, Sole primaverile, rovine del castello Brederode (1900)
 
 

Piet Mondrian, Albero grigio (1912)


Piet Mondrian, Alberi in fiore (1912)

 
 
 
Piet Mondrian, Tableau No.1, 1913

 

Piet Mondrian, Composizione (1914)


 
Piet Mondrian, Composizione (1916)
 
 
 
Piet Mondrian (Pieter Cornelis Mondriaan) (Amersfoort, 7 marzo 1872 – New York, 1º febbraio 1944)
 Scrivo due righe su questo artista complesso, che talvolta ho dovuto "difendere" per quanto riguarda la sua ultima produzione, cioè quei famosi riquadri rossi, blu e gialli definiti da righe nere, che lo hanno reso famoso e lo hanno banalizzato e ridotto all'archetipo dei piastrellisti. Mondrian è arrivato ai famosi riquadri dopo una lunga esperienza artistica. I suoi primi lavorisono di stile naturalista o impressionista, spesso sono paesaggi dei Paesi Bassidipinti con quel particolare accento che assume l'impressionismo olandese. Ma si sposta poi verso l'utilizzo di molti stili e tecniche che documentano la sua ricerca artistica, che è legata ai suoi studi spirituali e filosofici. Nel 1908 si interessa alla teosofia di Helena Petrovna Blavatsky. Tra le prospettive aperte dalla visiuone teosofica, c'è la possibilità di raggiungere una più profonda conoscenza della natura di quella offerta dai sensi.Mondrian conserverà per tutta la sua vita il suo diploma d'ammissione alla Società teosofica del 1909. Nel mondo dell'arte, Mondrian è fortemente suggestionato dalle opere cubiste che vede ad Amsterdam nel 1911. E' dal cubismo che nasce la sua ricerca della semplificazione. Nel
1912 è a Parigi: l'influenza di Picasso e di Braque offre nuove possibilità di sintesi al suo modo di dipingere. I suoi quadri contengono ancora una certa forma di rappresentativismo, ma sono sempre più dominati dalla geometria e dalla visione spaziale del cubismo, che lui vede come una strada, e non come un punto d'arrivo.
Diversamente dai cubisti, Mondrian continua a tentare di conciliare la sua pittura con la dimensione spirituale, e nel 1913 comincia a fondere la sua visione dell'arte e i suoi studi teosofici in una teoria che segna la sua rottura finale con la pittura rappresentativa.Durante la Grande Guerra è nei Paesi Bassi e abita in una colonia di artisti di Laren, dove conosce Bart van der Leck e Theo van Doesburg due pittori anch'essi impegnati in una ricerca verso l'astrazione artistica. Con van Doesburg fonderà la rivista De Stijl e inizierà il percorso del  neoplasticismo che vedremo successivamente.
Alla fine della guerra, Mondrian torna in Francia, dove rimane per vent'anni. Qui, nel 1919,  comincia la produzione dei famosi quadri "a griglia" con lo stile per cui sarebbe divenuto famoso.
 
 
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Paul Klee, Pallone rosso (1922)



Paul Klee, Sole nero rotante con frecce (1931)


Paul Klee, Castello e sole (1928)
 

Paul Klee, Strada principale e strade secondarie (1929)
 
 

Paul Klee, Paesaggio con uccelli gialli (1924)
 
 

Paul Klee, Sera in N (1937)



Paul Klee, Ritratto di Gaia (1939)

 
Paul Klee (Ernst Paul Klee) (Münchenbuchsee, 18 dicembre 1879 – Muralto, 29 giugno 1940) nato in Svizzera da padre tedesco e madre svizzera, ambedue musicisti. Figura di grande rilievo dell'arte del XX secolo, Paul Klee, nel periodo della sua formazione, si occupa di musica, poesia, pittura, scegliendo infine quest'ultima forma di espressione come ambito privilegiato e dando così inizio ad una tra le più alte e feconde esperienze artistiche del Novecento. Si mantiene comunque anche con i proventi derivati dalla sua attività di strumentista presso l'Orchestra di Berna. Esponente dell'astrattismo, considera l'arte come un discorso sulla realtà e non come una sua semplice riproduzione.
 
 
 
 
Josef Albers, vetri colorati (1922)
 
 In effetti non avrei dovuto pubblicare quest'opera in quanto trascende la bidimensionalità ed è - di fatto - una "scultura". Ma per tutto il resto della sua carriera Albers sarà uno dei re della bidimensionalità, indagando per tutta la vita l'essenza del rapporto tra tono e colore. E se Albers sarà più correttamente collocato nel capitolo dul Bauhaus, ho voluto ugualmente includerlo in questo primo capitolo sui grandi iniziatori dell'arte astratta, insieme a Klee e Kandinskij, anch'essi protagonisti del Bauhaus.
 
Josef Albers (Bottrop, 19 marzo 1888 – New Haven, 26 marzo 1976)  
 
 
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So che non dovrei, perché la sua collocazione come fondatore dell'Art Brut sarà meglio definita più avanti, ma tra coloro che hanno iniziato i vari processi di astrazione voglio inserire anche Dubuffet,  un artista che apprezzo molto perché, ha veramente fatto un grande passo nell'espressività libera e spontanea. Il suo obiettivo era legittimare e dare dignità all'arte senza tecnica, alle espressioni primitive, infantili o patologiche. Nonostante le sue opere appaiano come affidate al caso e sviluppate in maniera assolutamente immediata e spontanea, il risultato appare sempre straordinariamente pieno di senso e di equilibrio. Nell'arco della sua poliedrica esperienza artistica, Dubuffet utilizza linguaggi che spesso non sono esattamente astratti, ma forse sono qulacosa in più: sono liberi dalla preoccupazione sul confine tra ciò che è astratto e ciò che non lo è.
 
Jean Dubuffet, La fermière (1955)

Jean Dubuffet, Alentour la Maison (1957)


Jean Dubuffet, Vita operosa (1953)
 

Jean Dubuffet, Rue passagere (1961)

Jean Dubuffet, l'ora tarda (1979)
 
 
 
Jean Dubuffet, Posto con cinque persone (1981)
 
 
 
 
 
 
Jean Dubuffet (Le Havre, 31 luglio 1901 – Parigi, 12 maggio 1985) 
A rigore, dovremmo attendere a parlare di Dubuffet quando parleremo della sua invenzione: l'Art Brut (detta anche arte spontanea). Studia arte a Le Havre, nel 1918 è a Parigi per frequentare l'Académie Julian, che lascia dopo poco. Frequenta Suzanne Valadon, Fernand Léger e Raoul Dufy. Un testo di Hans Prinzhorn sull'arte degli alienati lo colpisce, ma Dubuffet è anche affascinato dall'arte primitiva o africana, dai disegni infantili  e dei malati di mente. Nel 1923 vive in Italia e nel 1924 in Sudamerica, lavora come disegnatore industriale e non dipinge. Si occupa della azienda vinicola di famiglia a Buenos Aires. Nel 1942 torna definitivamente alla pittura, nel 1944, tiene la sua prima mostra personale alla Galerie René Drouin di Parigi. In questo periodo lo stile delle sue opere è influenzato dall'astrattismo di Paul Klee. Nel 1945 si delinea il suo vero e personalissimo percorso artistico attraverso il concetto di Art Brut: lavori spontanei, immediati,che non necessitano di specifica formazione artistica. Nel 1947, assieme ad André Breton, Paulhan e Drouin fonda la "Compagnie de l'art brut"che include "artisti loro malgrado", che creano senza intenzioni estetiche, per una personale pulsione emotiva che deve sfociare in comunicazione immediata e sintetica.
 

 

 

Astrazioni in Italia

 

Anche in Italia i primi esperimenti di rifiuto della rappresentazione del vero risalgono agli inizi del Novecento. Il sipario sull'arte astratta italiana si alza con le opere visionarie di Romolo Romani a Milano, seguito su questo percorso da alcuni futuristi come Ivo Pannaggi e soprattutto Giacomo Balla (Compenetrazioni iridescenti, 1912). Ma queste esperienze italiane non sono veramente astratte: nei quadri di Romani non c'è vera e propria astrazione, ma piuttosto un tentativo di rappresentare le forze della natura. Anche nei futuristi l'idea del movimento e del dinamismo non abbandona mai del tutto una base figurativa: Balla infatti studia oggetti che appaiono scomposti da un caleidoscopio, Pannaggi cerca visioni tridimensionali di meccanismi o dettagli di oggetti. Anche Prampolini crea forme irreali a partire da organismi viventi, ma l’astrattismo vero e proprio deve invece intendersi come armonia pura,  distaccata da qualsiasi riproduzione del vero.  Tra le espressioni interessanti di un quasi-astrattismo ci sono anche le opere del futurista-esoterista Julius Evola, teorico dell'estrema destra.


 

Romolo Romani, Immagine (1908)

Romolo Romani, Prismi (1908)

 
Romolo Romani (Milano, 29 maggio 1884 – Brescia, 10 agosto 1916) 

 

 

Giacomo Balla, Compenetrazione iridescente n. 4 (1912)


Giacomo Balla, Compenetrazione iridescente n.7 (1912)
 
 
Ivo Pannaggi, Astrazione prospettica (1925)



Al di fuori delle strade futuriste, un altro italiano (però più appartenente al mondo culturale francese) è Magnelli, che già prima della Grande Guerra comincia a cimentarsi con le vie della semplificazione figurativa che spesso conducono all'astrazione pura.

 

Alberto Magnelli, Café (1914)

 Alberto Magnelli, Pierres no. 14, (1922)
© Musée d’Ixelles/Museum Van Elsene

Alberto Magnelli, Contrasti violenti (1956)


Alberto Magnelli, Vision Inconfortable (1947)


Alberto Magnelli, Assenza di ostilità (1948)

 

Alberto Magnelli (Firenze, 1º luglio 1888 – Meudon, 20 aprile 1971)
che sin dal 1915 crea composizioni completamente astratte, influenzate dalla conoscenza diretta che ha con i capiscuola dell'astrattismo. Magnelli vive in Francia dove, dopo la prima guerra mondiale aderisce al gruppo Abstraction-Création (1931)  dove  si percorrono le vie dell'astrattismo, dal costruttivismo al neoplasticismo fino all'astrazione lirica.

 

  L'astrattismo in Italia assume i caratteri di un vero movimento intorno ai primissimi anni '30. Si tratta di un fenomeno così ricco e così espansivo veso altre interpretazioni dell'astrattismo che ne vedremo gli effetti in molta arte prossima. Di solito si parla di un primo e di un secondo astrattismo, anche se in realtà sono molto legati e, a parte le polemiche della critica dell'epoca, si tratta di fermenti di grande interesse e in sintonia l'uno con l'altro. Al di là dei "primati" sulla prima mostra e delle ricerche sulla datazione dei primi esperimenti astratti degli italiani, si definisce solitamente primo astrattismo, quello milanese, più eterogeneo, di cui fanno parte Reggiani, Fontana, Veronesi; il secondo invece nasce a Como, a 50 chilometri da Milano.

Come abbiamo visto, i primi fermenti di astrattismo sono già cominciati, ma una nuova interessante ondata di pittura astratta arriva intorno agli anni '30. A Milano la galleria "Il Milione" è il punto di ritrovo di un gruppo eterogeneo guidato dalle teorie espresse da Carlo Belli nel testo "Kn”, dove si aspira a realizzare un' arte simbolo di un nuovo ordine, priva di fini illustrativi e cronachistici.Non tutta la produzione è completamente astratta, e in molti casi l'appartenenza a queste avanguardie astrattiste ha significato per molti artisti un momento di transizione che raggiungerà la maturazione negli anni '50 e '60.  Poi c’è il gruppo lariano, più rigoroso, del cosiddetto secondo astrattismo, ispirato dall'architetto Giuseppe Terragni e dai pittori Manlio Rho e Mario Radice.
Il gruppo milanese punta all'arte "istintiva" (linee oblique convertite da Reggiani in eleganti geometrie;  forme colorate, sintetizzate da Osvaldo Licini). Nel 1934 la galleria ospita una personale di Kandinsky;  Mario Radice ne porta il messaggio a Como, che saprà reinterpretarlo attraverso varie personalità artistiche. Nello stesso anno c’è una collettiva con opere di Bogliardi, Ghiringhelli e Reggiani, che sancisce i principi della "Dichiarazione degli espositori", considerata il primo manifesto dell'astrattismo italiano.


Il gruppo milanese

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Mauro Reggiani, Composizione n. 10 (1934)

 

Mauro Reggiani, Composizione n. 21 (1957)


Mauro Reggiani (Nonantola, 11 agosto 1897 – Milano, 20 maggio 1980)

 

Gino Ghiringhelli, Composizione sulla diagonale (1936)

 

Virginio Ghiringhelli, detto Gino, (Milano, 29 giugno 1898 – San Vito di Bellagio, 19 agosto 1964),

Lucio Fontana, bozzetto in gesso per il portale del Duomo di Milano (1940 c.)

 

Lucio Fontana, Tela anilina buchi (1958)

 
Lucio Fontana (Rosario de Santa Fe, 19 febbraio 1899 – Comabbio, 7 settembre 1968) 

 

 

 
Atanasio Soldati, Natura morta (1944)
 
 
 
Atanasio Soldati, Composizione (1952)

 Atanasio Soldati (Parma, 24 agosto 1896 – Parma, 27 agosto 1953) 

 

 

Osvaldo Licini, Fili astratti su fondo bianco (1930)


Osvaldo Licini (Monte Vidon Corrado, 22 marzo 1894 – Monte Vidon Corrado, 11 ottobre 1958) 


 

Luigi Veronesi, Composizione (1934)

  

Luigi Veronesi, Composizione (olio e fotogramma) (1938)

 

Luigi Veronesi, senza titolo (1937)

Luigi Veronesi (Milano, 28 maggio 1908 – Milano, 25 febbraio 1998)
all'età di 17 anni, grazie alla camera oscura del padre, inizia ad analizzare e sondare le potenzialità creative del fotogramma.
Negli anni venti inizia l'attività artistica, frequentando un corso di disegnatore tessile, e contemporaneamente svolge ricerche nell'ambito fotografico che gli consentono di ottenere, attraverso determinate tecniche, immagini dense di originalità. Fu introdotto da Raffalle Giolli in un gruppo di intellettuali associati con la rivista Poligono. A 20 anni comincia ad interessarsi alla pittura studiando presso il pittore napoletano Carmelo Violante, allora professore presso l'Accademia Carrara di Bergamo.
Partecipa alla prima mostra collettiva di arte astratta d'Italia, il 4 marzo 1934 nello studio dei pittori Felice Casorati e Enrico Paolucci in Torino, con gli artisti Oreste Bogliardi, Cristoforo De Amicis, Ezio D'Errico, Lucio Fontana, Virginio Ghiringhelli, Osvaldo Licini, Fausto Melotti, Mauro Reggiani e Atanasio Soldati, i quali firmarono il "Manifesto della Prima Mostra Collettiva di Arte Astratta Italiana". Partecipa alla Triennale di Milano nel 1936. Lo stesso anno partecipa a una mostra di arte astratta in Como con Lucio Fontana, Virginio Ghiringhelli, Osvaldo Licini, Alberto Magnelli, Fausto Melotti, Enrico Prampolini, Mario Radice, Mauro Reggiani, Manlio Rho e Atanasio Soldati. Il catalogo contiene una presentazione scritta da Alberto Sartoris. Ancora nel 1936 è illustratore del " Quaderno di geometria" di Leonardo Sinisgalli. Nel 1939 presenta una mostra personale nella Gallerie L'Equipe in Parigi. In quello stesso anno pubblica "14 variazioni su un tema pittorico" con commento musicale di Riccardo Malipiero, avviando una profonda analisi dei rapporti tra scale musicali e scale cromatiche, con particolare interesse per la musica dodecafonica.
A Milano, nel 1932, la galleria Il Milione ospita le sue prime creazioni, di tipo figurativo: in seguito, inizia la sua personale ricerca nell'ambito dell'astrattismo.

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il gruppo lariano

 

 Il cosiddetto secondo astrattismo nasce a Como, ispirato dall'architetto Giuseppe Terragni, che conosce i testi del Bauhaus e di Kandinsky ed esprime nella progettazione e nelle concezioni una via italiana al razionalismo.

Giuseppe Terragni Monumento Scarfatti (1918)

Ne esce un astrattismo puro, con richiami al quasi contemporaneo Suprematismo. Nel gruppo, le idee del razionalismo e la scintilla dell'arte di Kandinsky esplodono in forme nuove e originalissime, con un astrattismo geometrico puro, inconfondibilmente italiano che aprirà poi nuove strade all'arte non figurativa nostrana.

 Il centro delle esperienze astratte lariane si fonda sulla ricerca del Bauhaus, (con il quale non mancano le relazioni culturali anche dirette, con reciproci scambi) e del Costruttivismo russo. Gli artisti operanti nell'ambito di questa tendenza trovano sempre maggiore spazio nelle manifestazioni della cultura ufficiale, partecipando alle quadriennali del 1935 e del 1939.

 

Mario Radice, Composizione (1939)
 

Mario Radice, Composizione G R U (1951)
 

Mario Radice, Ritratto segreto (1940)
 

Mario Radice (Como, 10 agosto 1898 – Milano, 26 luglio 1987)
Radice è un poliedrico genio: si diploma geometra, studia veterinaria e diventa ricco inventando e brevettando una macchina per il riciclaggio dell'acido solforico, ma perde tutto con il crollo di Wal Street del '29. Nella seconda metà degli anni venti, attratto dai problemi dell'architettura razionalista, è tra i primi artisti italiani a liberarsi degli schemi del Novecento e a partecipare ai primi fermenti della pittura astrattista. L'astrattismo di Radice è basato su una precisa geometria impostata su nuovi rapporti tra colore e dinamismo plasticoper esprimere nuove prospettive del rapporto tra spazio e luce. Riconosciuto come uno dei maestri dell'armonia geometrica, elemento che ne determina l'originalità rispetto ai coevi astrattisti dell'Europa settentrionale e orientale, quali Laszlo Moholy-Nagy, Kazimir Malevic e Piet Mondrian (che vedremo anche nei capitoli successivi sulle varie espressioni del razionalismo (Suprematismo, Bauhaus ecc). 
 
 
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Manlio Rho, Composizione (1935)


Manlio Rho, Composizione (1955)

 
Manlio Rho (Como, 15 febbraio 1901 – Como, 7 settembre 1957)  
insieme a Mario Radice è uno dei fulcri degli "astrattisti comaschi", uno degli episodi più omogenei nella storia dell'arte italiana del Novecento.  



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Aldo Galli, Senza titolo (1938)
 
Aldo Galli (Como, 10 novembre 1906 – Lugano, 6 marzo 1981) 
 
 
 
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Carla Badiali, Senza titolo (1937)




https://www.arsvalue.com/Upl/Auctions/901/1793/205409/116-0.jpg
Carla Badiali, Composizione (1937)

Carla Badiali
(Novedrate, 9 novembre 1907 – Como, 7 febbraio 1992) 

 
 
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 Carla Prina, Composizione assoluta n.8 (1942)
 
Carla Prina (Como, 5 dicembre 1911 – La Douvaz, 28 marzo 2008)





 








 




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