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martedì 5 marzo 2013
A proposito dell'essere capaci
Un commento di Mad introduce un'altra prospettiva al concetto di "essere capaci" chiamando giustamente in causa artisti dotati di una potenza comunicativa spontanea, apparentemente ignara delle tecniche tradizionali, che si traduce immediatamente in equilibrio, armonia e "senso". Mad porta ad esempio (secondo me molto opportunamente) Jean Michel Basquiat (di cui posto solo un frammento per problemi di copyright).
A mio parere il paragone vale ancora di più con gli artisti totalmente informali, quelli che compiono l'opera senza pianificazione alcuna e la sviluppano con l'action painting.
Li ho sempre ammirati forse perchè posseggono una dote della quale sono privo, che è quella di rischiare. Torno a postare un quadro di Shiraga (questa volta si tratta praticamente di un inedito, un quadro del 1961 presente in una collezione privata e fotografato da A. Pastorino) per evidenziare il concetto che voglio esprimere: Shiraga dipingeva col corpo, il suo dibattersi sulla tela spargeva i colori.
Io penso che tutti potrebbero cimentarsi in un impresa del genere (a parte il costo dei colori) proprio per verificare se riescono ad evocare qualche potenza espressiva. E' evidente che tutti possono buttare dei gnocchi di colore su una grande tela e poi possono rotolarci sopra oppure possono sperimentare altre tecniche che si affidano ad una specie di casualità controllata. Sarà il risultato (ovvero la complicità col destino) a determinare se è arte o meno, se l'autore è un artista o meno.
A mio parere l'opera di Shiraga qui riprodotta è un vero capolavoro, ma mi rendo anche conto che per molte persone il capolavoro non è individuabile, e sono certo che non è solo un problema di cultura...
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